di Alberto Giorni

Milano, 24 settembre 2012 - Non è Francesca. L’abbiamo dovuto ripetere spesso, a malincuore, in questa stagione complicata. Non è la Schiavone che conoscevamo quella eliminata prematuramente in numerosi tornei, in crisi di risultati e di fiducia. In un 2012 avaro di successi, sono stati pochi i lampi in cui abbiamo risentito il ruggito della Leonessa: la rimonta al primo turno di Fed Cup con l’ucraina Bondarenko, la vittoria al torneo di Strasburgo prima del Roland Garros e gli ottavi a Wimbledon, quando è andata vicina a eliminare la ceca Kvitova, campionessa uscente.

La carta d’identità (32 anni) inizia a presentare il conto, ma la milanese si è spesso divertita a stupirci, e saremmo felici se smentisse ancora una volta i pronostici. Chi avrebbe immaginato che sarebbe stata la prima italiana nella storia a vincere uno Slam? E invece nel 2010 ha realizzato il sogno proibito di trionfare al Roland Garros. Nello sport la cosa più difficile è confermarsi e Francesca, per dimostrare che non si è trattato di un caso, l’anno successivo è tornata in finale a Parigi, fermata dalla cinese Na Li a un passo dallo storico bis. Non solo: nel frattempo ha partecipato anche al Masters di Doha, torneo di fine stagione riservato alle prime otto giocatrici del ranking mondiale, ed è salita fino al n°4 in classifica. Senza dimenticare il contributo decisivo per la vittoria di tre Fed Cup.

All’inizio del 2012 era la prima italiana (n°11 Wta), mentre adesso è n°36, quarta tra le azzurre. E’ stata lei insieme a Flavia Pennetta ad alzare l’asticella e a stimolare la competizione interna, che ha portato Sara Errani e Roberta Vinci ad altissimi livelli. Sulla sua scia, Sara è arrivata in finale al Roland Garros, dove per il terzo anno di fila abbiamo avuto una nostra rappresentante: impensabile fino a non molto tempo fa. E ora la romagnola, n°7 del mondo, è vicina a qualificarsi per il Masters di fine ottobre in singolare, mentre ha già staccato il pass per il doppio.

La Schiavone ha battuto diversi record di longevità: per esempio gli US Open sono stati il suo 49° torneo dello Slam consecutivo. Si tratta della serie più lunga tra le giocatrici in attività; la seconda, la francese Marion Bartoli, insegue a quota 41. E adesso l’incognita sono le motivazioni. Dopo più di un decennio trascorso nel circuito passando da un torneo all’altro, la milanese è entrata nella storia del tennis e non ha più niente da dimostrare.
Avrà la voglia e la forza di riproporsi a grandi livelli? L’auspicio è che le sorprese non siano finite: nella prossima stagione avrà pochi punti da difendere e potrà scendere in campo a cuor leggero, puntando a togliersi le ultime soddisfazioni di una straordinaria carriera. In un tennis femminile omologato in cui domina il «corri e tira», con il suo talento Francesca può ancora dare lezioni a tante colleghe.