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Carnago (Varese), 14 marzo 2015 - «Per il futuro voglio un Milan giovane e italiano». Così un mese fa parlava Silvio Berlusconi, l’ultima volta in cui fece visita a Milanello. Sperava ancora in una clamorosa rincorsa alla Champions, e invece i rossoneri sono incappati in una lunga e inspiegabile serie di risultati negativi. Da allora molti silenzi e zero visite presidenziali, con l’ex Cavaliere che evidentemente dovrà rivedere anche le future strategie societarie e ridimensionare gli investimenti. Anche la fiducia nei confronti di Pippo Inzaghi (ieri scaricato anche dal tifoso “vip“ Salvini: «Va cacciato. Ero il suo primo fan e stappai lo spumante al suo arrivo. Ma la squadra è penosa e imbarazzante») è cominciata a venir meno.
Non vince da 5 mesi esatti in trasferta il Milan, certo il posticipo di lunedì a Firenze (contro la squadra guidata da Montella, colui che potrebbe ereditare la panchina di Inzaghi) non è la partita migliore per sfatare il tabù. Il tecnico magari riuscirà a conservare il posto fino a giugno, ma è già scritto che non si salverà dal ribaltone estivo che coinvolgerà gran parte della squadra e dello staff tecnico. Perché un Milan senza coppe e con il bilancio nuovamente in “rosso“ (a metà aprile sarà ufficializzato il passivo di circa 60 milioni) non è pensabile che possa permettersi follie sul mercato e nella gestione della squadra.
La parola d’ordine, insomma, sarà solo una: tagliare il monte ingaggi per accumulare il “tesoretto“ necessario per rifare la squadra secondo le volontà presidenziali. Ecco perché è difficile se non impossibile che la società decida di rinnovare i contratti (alcuni dei quali molto onerosi) dei giocatori in scadenza. In partenza certamente il francese Mexes (percepisce 4 milioni netti a stagione), l’olandese De Jong (3,5 milioni), Pazzini (2,5), Essien (2,5) e Muntari (2,5). Certa anche la partenza di giocatori in prestito come Armero (1,5) e Van Ginkel (1,5) o di ritorno dai prestiti quali Matri (2 milioni) e Nocerino (1,5milioni).
In bilico anche altri “pilastri“ dello spogliatoio quali Abbiati (1 milione d’ingaggio) e Bonera (1,2 milioni) ma alla fine la società potrebbe trattenerli. Di certo le partenze eccellenti sono tante, e alla fine il risparmio lordo sugli ingaggi potrebbe aggirarsi sui 50 milioni: soldi che permetterebbero alla società di muoversi con maggiore libertà nel mercato estivo, anche se non va dimenticato che soldi, e non pochi, serviranno per riscattare i cartellini di Destro e Cerci, i due rinforzi di lusso (ma finora poco redditizi) del mercato di gennaio. Quanto alle cessioni non c’è nulla con cui si possa fare cassa: perché non è il momento migliore per provare a rivendere El Shaarawy (di cui si parla a parte) e perché non è neppure il caso di far partire Montolivo (uno dei pochi calciatori di talento). Diego Lopez e Menez, acquisti azzeccati del mercato estivo, saranno le basi da cui ripartire. Per il resto ci sarà molto da ricostruire. E pure da risparmiare.