Inter, la delusione di Skriniar: loro più esperti e cinici

Per ridurre il gap con la Juve bisogna lavorare

Milano, 7 ottobre 2019 - «Right here, Right now». Qui, ora. Il celebre brano di Fatboy Slim che accompagnava l’Inter nel riscaldamento pre partita, alla fine suona come un appuntamento mancato. I nerazzurri lo sapevano che la famosa rincorsa alla Juve, nominata da Conte fin dalla prima conferenza stampa, sarebbe passata dalla settima giornata di campionato, dalla sfida con gli eterni rivali, che negli ultimi otto anni, il rumore dei nemici non l’hanno quasi mai sentito. Ma la partita di ieri si è trasformata nella prima sconfitta in campionato, e ha consegnato ai nerazzurri la consapevolezza che la strada è ancora lunga. «Sapevamo che la Juve è una squadra forte - ha commentato Milan Skriniar al termine della gara -. E noi dobbiamo migliorare ancora tanto sotto diversi aspetti».

Stessa visione per il compagno Lautaro Martinez, che nonostante l’ottima gara disputata e il gol del momentaneo 1-1, sottolinea il lavoro da fare: «Abbiamo incontrato una grande squadra, ma noi vogliamo continuare a lottare e suderemo sul campo per migliorarci. Per ridurre il gap con la Juve bisogna lavorare, tutti insieme, e seguire ciò che ci dice il mister. Tutti, anche chi ha trovato meno spazio, per farci trovare pronti quando l’allenatore ci chiama in causa». VIince ancora la Vecchia Signora, ma la partita di ieri, per la prima volta dopo parecchio tempo, aveva un peso diverso. Lo sapevano bene i quasi 76 mila spettatori che hanno riempito il Meazza: sold out, una Tribuna d’Onore arricchita da tifosi come Andrea Bocelli e Paolo Bonolis e record di incassi. Il Derby d’Italia del resto è la battaglia più sentita lungo lo Stivale e oggi, se si considera che uno dei simboli della storia bianconera siede sulla panchina nerazzurra, le premesse per far salire la tensione alle stelle sono triplicate. Dal terzo blu arrivano i fischi, mentre i padroni di casa al secondo verde, nella notte di Inter Juventus, scelgono di festeggiare i cinquant’anni della Curva Nord.

Il pubblico milanese si infiamma al fischio d’inizio, spinge i suoi a un volume assordante e al vantaggio di Dybala, al 4’, canta ancora più forte. Lo stadio ci crede, perché la musica è cambiata e lo svantaggio non deve più spaventare. Al 18’ Lautaro dà ragione ai suoi tifosi. Rocchi assegna un calcio di rigore e il 10 nerazzurro non sbaglia. È di nuovo parità e in campo saltano prima gli schemi e poi i nervi, quando al 47’ Dybala si lamenta per un contatto in area e al duplice fischio scatta la rissa a pochi passi dal tunnel. Il match riprende e San Siro somiglia sempre più ad un girone infernale. Cori, sfottò, e fischi a ogni contatto di gioco. Ci prova la Juve, rispondono i padroni di casa, ma ci pensa Higuain a decidere il match, e a tingere di bianconero la cima della classifica.

La Vecchia Signora è ancora quella di sempre, letale contro un Biscione non ancora abbastanza velenoso. Poco importa al pubblico però, che dopo il gol del Pipita insiste a sostegno di Handanovic e compagni. Come a dire che «Right Here, Right now» è una questione solo rimandata. Per ora resta la fiducia nel gruppo, nell’allenatore, e nel lavoro che la squadra sta svolgendo. E purtroppo anche i soliti buu, questa volta ai danni di Matuidi.

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