Inter-Milan, il derby secondo Ganz: "Da tempo non era così, ma chi perde è nei guai"

Il doppio ex sulla sfida a San Siro: "Attenti a Cutrone e Keita: possono sorprendere"

Maurizio Ganz

Maurizio Ganz

Milano, 18 ottobre 2018 - A vederlo giocare non sembra proprio un ex calciatore: fisico asciutto, senso della posizione, scatto e soprattutto quel fiuto del gol che lo ha sempre contraddistinto. Certo, siamo in una partita del Trofeo D’Aguanno riservato ai giornalisti, però Maurizio Ganz (uno dei fuoriquota ammessi al torneo, 198 gol in carriera dei quali 76 in A e 10 nelle competizioni europee) prende tutto sul serio («Gioco sempre il mercoledì e il sabato...»). Pochi secondi, detta l’assist a un compagno di squadra, scatta sul filo del fuorigioco e poi fulmina il portiere avversario.

Alla fine del match fra Lombardia e Piemonte siglerà una doppietta per i primi (anche se la sua è razza friulana) e collezionerà selfie e applausi da chi una volta lo intervistava e gli metteva voti in pagella, il modo migliore per festeggiare i 50 anni appena compiuti (il 13 ottobre), all’alba della settimana del derby. Già, perché pur avendo difeso i colori di Samp, Parma, Atalanta, Fiorentina, i ricordi più importanti sono legati alle maglie dei due club milanesi. Non solo per i tanti successi ma anche per il curioso appellativo di “El segna semper lu”, ossia “Segna sempre lui”. I derby li conosce benissimo, è sempre stato determinante: da Ascoli-Ancona ad Atalanta-Brescia, me ovviamente la stracittadina di Milano è qualcosa di speciale.

Ganz, possiamo dire che finalmente San Siro tornerà ad ospitare un vero derby dopo gli anni di ‘magra’?

«Sicuro. E’ un derby importante per entrambe le squadre, conta perché in palio ci sono punti pesanti. Il Milan deve fare il salto di qualità, l’Inter è obbligata a tenere botta e restare fra le prime 4. E poi finalmente si rivedono campioni, quel che è mancato negli ultimi anni. Higuain, Suso, Icardi e Nainggolan possono non far rimpiangere Kakà, Sheva e Milito».

Come si trascorre la settimana del derby?

«Io l’ho vissuta da ambo le parti, segnando con entrambe le maglie e procurandomi rigori. C’erano più italiani in campo, con Maldini, Baresi, Bergomi e Zenga... ilderby era più sentito. Per gli stranieri passa, per gli italiani rimane. Però è sempre un’atmosfera particolare, bellissima e te ne accorgi girando tutti i giorni per le vie di Milano, anche prendendo un caffè al bar».

Il Milan punta tutto su Higuain e Suso...

«Vero, ma con i tagli di Gonzalo, Suso deve servirlo di più per farlo tirare. Se hai Higuain davanti devi cercarlo di più. Perché segna. Vedere insieme il Pipita e Cutrone? Perché no? Cutrone non possiamo neppure definirla una riserva di lusso, perché un giocatore che l’anno scorso ha fatto 18 gol non può essere una riserva. Il ragazzo ha la qualità per potersi esprimere al meglio da titolare ma anche quando subentra è una garanzia, lo penalizza il modulo. Credo che Gattuso proverà qualche volta a sperimentare delle soluzioni con due punte...».

L’Inter risponde con Icardi e poi tanta qualità sulle fasce e in mezzo al campo...

«Giusto. C’è uno come Keita che mi piace tanto, e poi Nainggolan dietro Icardi: giocatore straordinario, lì c’è stata la svolta. Se solo Perisic avesse più continuità...»

Inter e Milan possono guardare con fiducia all’Europa?

«L’Inter sicuro, anche col Barcellona davanti. Deve avere più continuità e soprattutto non essere Icardi-dipendente in zona gol: pure i difensori devono diventare determinanti sui calci da fermo. Per quel che riguarda il Milan, non può non pensare di vincere l’Europa League. Vero, non è semplice, ci sono tantissime partite da giocare e devi trovarti anche al momento giusto al posto giusto».

Salto indietro nel tempo. Parliamo della sua esperienza in nerazzurro...

«Ottantacinque presenze e 39 gol, i numeri parlano chiaro. A livello realizzativo andavo alla grande. Poi realizzai il 3-1 sotto la curva dei rossoneri...».

Però ilmatrimonio non finì benissimo...

«Gli interisti si sono sentiti traditi quando sono passato in rossonero, dove sono stato decisivo con i miei gol per lo scudetto. Ma io mi sono sempre comportato da professionista e posso andare in giro a testa alta. E poi, a dire il vero, quello che doveva essere arrabbiato ero io, ho ricevuto io il tradimento da parte della società. Sbagliai a non dire subito cosa era successo, però con i tifosi mai avuto problemi».

Appunto. Veniamo al trasferimento ai ’cugini’ milanisti...

«Scelsi i rossoneri che mi volevano come il Lecce e feci subito gol al primo derby. Avevo tanta rabbia in corpo, dopo tutto quello che avevo fatto con l’Inter, volevo riscattarmi e dimostrare che avevano sbagliato a mandarmi via. Sentivo che era la mia serata, stavo bene, infatti disputai una partita straordinaria e quando vidi la palla entrare in porta impazzii di gioia. Però preciso: non vedevo l’ora di fare una grande prestazione con la maglia del Milan, ma non era ‘contro’ l’Inter».

La Nazionale resta forse un grande rimpianto...

«Fu una grande soddisfazione giocavo con l’Atalanta ricevere due convocazioni in azzurro con Sacchi. Adesso giochi due partite bene e ti chiamano… Io ho dovuto competere con gente come Baggio, Totti, Del Piero, Vieri, Vialli, Montella, Zola, Casiraghi, Signori Ravanelli. Ora in pochi fanno la differenza. Però sono felice di aver giocato nel calcio vero, quello di una volta».

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