Basket, dalla Blu Orobica un grido di allarme: "Così non va, Petrucci"

Andreini, presidente di uno dei vivai più floridi d'Italia, contesta le decisioni della Fip che ferma i campionati giovanili

Un giovanissimo Diego Flaccadori, prodotto del vivaio della Blu Orobica

Un giovanissimo Diego Flaccadori, prodotto del vivaio della Blu Orobica

Bergamo, 2 aprile 2020 Dopo lo stop della Federbasket legato a tutti i campionati giovanili, ha fatto scalpore la dura lettera che il presidente della Blu Orobica Bergamo, Paolo Andreini, ha indirizzo al presidente della FIP Gianni Petrucci. La società bergamasca è uno dei vivai più floridi d'Italia, capace di produrre giocatori da Eurolega come Diego Flaccadori (attualmente al Bayern Monaco), ma anche tanti giocatori che militano tra A, A2 e B. L'obiettivo della lettera è quello di guardare al futuro: «Vorremmo che la Federazione sfruttasse questo momento anche per darci degli elementi certi per la ripartenza, delle regole il più presto possibile. Paradossalmente che sia anche quella che d'ora in poi il basket si gioca 4 contro 4, ma che sia chiaro e sia di lungo periodo«.

Perché questo sfogo?

«Abbiamo bisogno di avere un obiettivo, qualcosa che ci faccia guardare in avanti. Se ci guardiamo solo indietro ci tiriamo un colpo in testa sennò. Bisogna dare progettualità per venirne fuori e usare questa situazione per migliorare le cose che non funzionano«.

Cosa ne pensa di questa situazione? La vostra è una delle province più martoriate...

«E' cambiata la vita di tutti, stiamo davvero affrontando l'emergenza in modo tangibile. Però nella Bergamasca c'è una tradizione di sofferenza e grande capacità di risolvere i problemi. Probabilmente se tutto fosse stato più chiaro all'inizio sarebbe stato più gestibile, ma ormai è così, riemergeremo. La vita non si ferma, è nostro dovere andare avanti, non chiuderci in noi stessi.

Lo sport che funzione avrà nella ripartenza?

«La prima cosa sarà offrire ai ragazzi la possibilità di sfogare tutta l'energia accumulata e non espressa in questi mesi. Magari si ridimensioneranno un po' gli obiettivi agonistici, ma si recuperanno i rapporti umani, non sarebbe male come ripartenza. Un'altra cosa importante sarà quella di non voler aver fretta di recuperare il tempo perso in una settimana«.

Come possono ripartire economicamente le società?

«Bisogna aiutarsi, noi abbiamo il 40% del nostro budget costruito dai parametri Nas, abbiamo un'ottima base. Sicuramente bisognerà trovare una soluzione per ammortizzare le quote di iscrizione, magari collaborazione con federazione e istituzioni locali. Poi per chi come noi fa i campionati d'eccellenza chiediamo che si torni a una prima fase regionale. Il campionato nazionale non sarà più sostenibile per tutto l'anno. Sicuramente si dovrà tornare ad avere sempre più identità con il territorio.

Ci sono stati sviluppi dopo la lettera spedita?

«Il presidente federale mi ha chiesto un contributo specifico. Bisognerà lavorare sul sostegno alle società, ad esempio diminuendo le tasse per ogni gara o premiando di più chi produce giocatori per il basket senior. Ci sono tante idee innovative che si possono applicare e anche modi per risparmiare, ad esempio per un anno si potrebbe evitare di portare avanti tutto il carrozzone delle nazionali giovanili, ma mandare i tecnici presso le società a vedere i talenti. La cosa più importante, però, è che qualsiasi decisioni poi venga mantenuta nel lungo periodo«.

Di cosa va più orgoglioso della sua Blu Orobica?

«Se penso a 20 anni fa è stato incredibile come siamo riusciti, insieme a Carlo Ballini, a sposare due realtà apparentemente inavvicinabili come Bergamo e Treviglio, divenendo vera espressione della provincia. In più un varesino come Andrea Schiavi ha messo tutti d'accordo sul campo. L'idea che abbiamo perseguito è che vincere non vuol dire per forza vincere i campionati, ma nelle giovanili lo scudetto è costruire un giocatore di Serie A. Ci siamo creati un'identità, il mondo del basket conosce la Blu Orobica".

Qual è la vostra mission?

«Bisogna avere coraggio con una logica economica e progettuale avulsa da una prima squadra. Possiamo dirci amici di Treviglio in A2, ci giocano dei nostri ragazzi, abbiamo fiducia in loro, ma siamo autonomi nelle decisioni e nell'economia. Abbiamo una cultura di settore giovanile, ripeto che i risultati non sono quanti campionati vinci, ma quanti giocatori veri costruisci dall'Eurolega alla C Gold, e magari un giorno anche per la Nba«.

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