Arrigo Sacchi e Milano: "Ha il pressing nel dna, è sempre nel mio cuore"

Intervista all'ex tecnico del Milan tra ricordi, aneddoti e suggestioni

Arrigo Sacchi

Arrigo Sacchi

Milano, 11 agosto 2019 - «Milano è una città fantastica. In passato, quando vedevo camminare la gente velocemente, pensavo, tra me e me, che avesse nel dna il pressing. Basta insegnarglielo…». A parlare è il mister Arrigo Sacchi. Classe 1946. Segni particolari: un mito nella storia del calcio. Grazie alla regia del suo gioco strategico, i tifosi hanno sognato e trascorso momenti indimenticabili. In sole quattro stagioni con il Milan ha vinto due Coppe dei Campioni, uno scudetto, una Supercoppa italiana, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. Tutto riportato nel suo libro “La Coppa degli Immortali”, scritto a quattro mani con il giornalista Luigi Garlando (Baldini+Castoldi).

Mister, come ha fatto ad ambientarsi nella grande Milano?

«Non ho avuto alcuna difficoltà. Inizialmente vivevo vicino a San Siro, in zona Viale Caprilli. Conoscevo bene la città, anche perché mio padre era lombardo. E, poi, comprai un appartamento in Brera, dove ho vissuto a lungo senza, però, soggiornarvi di continuo. Non ho mai abbandonato con il cuore Milano, dove ci si realizza appieno. E ho tanti ricordi, legati alle amicizie consolidate, ai successi ottenuti».

Nel libro parla anche di un incidente…

«Dopo la festa per la vittoria della Coppa dei Campioni, stavo tornando da Arcore a casa. Mi venne l’idea di acquistare dei giornali e feci una inversione in Corso Buenos Aires. In quel momento sopraggiunse, a una certa velocità, un giovane tifoso del Milan. Ne scaturì un incidente. Nel frattempo, sulla carreggiata opposta transitava un’auto con a bordo un tifoso non milanista, immagino, che mi disse… Questa volta non ti ha salvato la nebbia! Un po’ di fortuna ci vuole… Si riferiva a ciò che era accaduto a Belgrado…» (a causa della nebbia fu sospesa la partita contro la Stella Rossa di Belgrado, in quel momento in vantaggio. Partita ripresa poi il giorno dopo e vinta dal Milan, nda)».

Com’è Milano?

«Ospitale, organizzata, ordinata, pulita. È la metropoli del ritmo e premia chi agisce bene. Inoltre, offre tante opportunità culturali, di lavoro, di svago, di vita movimentata e di buona cucina, alla portata di tutti».

Mentre il milanese doc?

«È un po’ “spavaldo”, un vulcano di iniziative, entusiasta, laborioso. Se dovessi disegnare un milanese doc, lo presenterei in questo modo: uomo dotato di capacità di convinzione, di grandi idee, che sa come realizzarle”.

Di che colore vede la metropoli?

«Sportivamente è rossonera e neroazzurra. Milano, inoltre, è la speranza, l’ottimismo. È una delle poche città italiane cosmopolite. Una canzone diceva: “Milano vicino all’Europa”. Direi assolutamente di sì. Lo ha appena dimostrato, aggiudicandosi la sede delle Olimpiadi Invernali 2026».

La città si è tinta di rossonero anche con la partita Milan-Real Madrid: 5-0.

«Un momento felice, descritto nel libro. Ricordo, inoltre, che l’avvocato Giuseppe Prisco, vicepresidente dell’Inter, che aveva vinto nell’88-’89 il Campionato italiano, mi disse: “Ci avete fatto godere tre giorni e poi ci avete ammazzato con la Coppa dei Campioni!”»...

Un simbolo di Milano?

«Nello sport è il calcio, credo. In ambito sociale, le opere benefiche. A livello politico, le scelte azzeccate. L’Expo ha fornito una spinta decisiva, per uscire da una crisi, che era diventata uno status quo. Milano ha anche una straordinaria organizzazione ed è una delle poche città, che si rinnova ed è all’avanguardia. D’estate vivo a Milano Marittima, che fu fondata dai milanesi, che vi crearono in passato rotonde grandi, non esistenti altrove».

E le Olimpiadi Invernali 2026?

«Porteranno benefici e lavoro. Nell’epoca odierna è in atto una vera rivoluzione. La città è l’esempio di attività continue, decisioni avanzate, ritmi veloci. Altrove si parla molto, senza riuscire a concretizzare le idee».

La tattica migliore per far crescere la città?

«Chi la gestisce, conosce le strategie, cioè ha una visione a lungo termine e sa come raggiungere l’obiettivo. Milano pianifica. Altri centri cercano di sopravvivere».

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