Appiano Gentile (Varese), 13 febbraio 2014 - Il sergente Walter Mazzarri. Nonostante il momento non semplice dell'Inter ha un piano ben preciso in mente. E ce lo ha raccontato...

Buongiorno signor Mazzarri, settimana positiva questa dopo il successo con il Sassuolo. Come l'ha vissuta?
«Come tutte le altre. Ho tenuto la squadra lontano dalle turbolenze, pensanso solo a miglirare esortando i ragazzi a concentrarsi sul campo. Ho già archiviato la partita con il Sassuolo, sto pensando alla Fiorentina».

Ecco, la Fiorentina. L'avversario giusto per testare il livello della squadra?
«È una squadra difficile da affrontare e sul loro campo ancora di più, ma siamo fiduciosi. Possiamo valutare il nostro livello. Ogni tappa è un modo per conoscerci di più e capire come comportarci la prossima estate. È un anno di transizione l'ho sempre detto. Non bisognerebbe mai soffermarsi sui singoli risultati»

La Fiorentina è più equipaggiata rispetto all'Inter?
«Da allenatore non faccio mai confronti. Almeno che non mi venga imputato qualcosa, come mentalità penso all'Inter a portarla più in alto possibile. Non mi pongo limiti né verso l'alto né verso il basso. Voglio che ogni giocatore punti al meglio, spingendosi oltre alle proprie capacità. Se dagli undici che scendono in campo posso ottenere il meglio che sono in grado di dare, io sono contento».

Hernanes ci sarà sabato sera?
«In questi giorni lo valutiamo».

Per imporsi al Franchi bisogna ingabbiare Cuadrado?
«Quadrado è forte, ma non c'è solo lui. Hanno un modo di giocare che mette in difficoltà quasi tutti. È un anno importante per loro».

Guarin è tornato e ha fatto bene. Soddisfatto di averlo trattenuto?
«Non ho mai parlato di mercato. Ma i fatti dicono che ho cercato sempre di farlo rendere al massimo, anche quando lo criticavano l'ho sempre sostenuto. Ora, chiusa la finestra di mercato, dopo averlo preservato da tante cose, l'ho rimesso in campo prima che si facessero certi tipi di discorsi su di lui».

Ci spiega perché ha lasciato in panchina domenica Ranocchia, Kovacic e Icardi? Sembra una decisione lontana da un'Inter giovane...
«Prima di tutto Ranocchia non si può considerare un giovane, è un giocatore fatto e finito. Detto ciò, sono scelte tattiche del momento, prese in base a ciò che è meglio per l'Inter. Non ci scordiamo che, in questo periodo, se ci sono stati tutti questi rumors è perché l'Inter non ha fattio risultati in linea alle aspettative. Il primo pensiero è fare punti. Kovacic ha delle dote importanti, ma deve migliorare e lo sto gestendo al meglio per la sua crescita. Icardi non è mai stato disponibile».

Le da fastidio essere definito un piangina?
«Sa come si dice? Da quale pulpito viene la predica. I tifosi nerazzurri qui fuori da Appiano mi chiedono di continuare a difendere la squadra e di non farmi influenzare da chi critica. Il termine piangina non mi corrisponde proprio, caso mai sono uno che protesta non che si lamenta. Magari non riesco a stare zitto, ecco. Il piangina non calza con la mia persona. Quando protesto vorrei che si andasse a fondo per capire se ho ragione o torto. E credo di aver avuto sempre ragione».

Nicchi però ha detto che gli allenatori non si possono lamentare se poi non si presentano agli incontri con gli arbitri...
«Mancavano tanti allenatori, non mancavo solo io. Poi avevo un impegno personale che non potevo spostare».

L'Inter sta affrontando un momento non semplice. Si è pentito della scelta fatta?
«Mai. Se tutti capiscono che personalmente faccio il massimo e abbiano ben chiaro quanto mi faccio coinvolgere, non mi pento. Se vengo giudicato con leggerezza mi arrabbio ecco, ma sfrutto la cosa per dimostrare il contrario. Sa, avevo tante richieste, dall'estero come dall'Italia. Potevo scegliere. Anche di stare fermo un anno eventualmente. Ma quando mi ha chiamato Moratti non ho calcolato nulla. Venire all'Inter, sentirsi dire certe parole era quello che aspettavo: ho deciso impulsivametne senza neppure valutare la rosa. È stata una chiamata che ho sentito sulla pelle, che ho sentito subito mia».

Quindi ha pensato anche di fermarsi...
«Ci ho pensato per ricaricare la spina. Io ci metto dedizione totale. Ma l'Inter mi ha stimolato e io vivo di stimoli. Altrimenti non lo avrei fatto. Senza una proposta così magari sì, mi sarei fermato».

A proposito di Moratti... l'altro giorno ha affermato che non si aspettava di più dal suo operato, ma che forse lei si aspettava di più da società e giocatori...
«È difficile che un presidente dica cose del genere, mi ha fatto piacere. Le problematiche le conosce e il fatto che mi abbia appoggiato lo apprezzo. Lui sa come lavoro davvero per la società».

E anche i tifosi l'hanno capito.
«Sì, hanno capito che lavoro sodo, mi ha fatto molto piacere. Non è facilerendersene conto al primo anno. Chiedo loro di avere pazienza, fiducia e trovare anche da questo anno complesso l'entusiasmo. Da parte nostra ci metteremo dedizione e duro lavoro. Puntiamo a quello più che alle risorse economiche».

Cosa le ha detto in questi mesi Thohir?
«Mi ha fatto piacere il fatto che mi conoscesse bene, in tutta la mia carriera. Mi ha fatto i complimenti per come gestivo la squadra. L'ultima volta che è venuto mi voleva quasi calmare perché io ero agitato per il periodo di astinenza da risultati positivi. Mi voleva calmare perché mi vedeva talmente responsabilizzato che sembravo io il presidente. Mi ha sempre dato tranquillità, serenità, fiducia».

Già, ma in questo periodo complesso lei ha cambiato molte cose. Prima di tutto ha lasciato in panchina Zanetti per un mese...
«Non era neppure mai successo che avesse avuto un infortunio del genere. Anche lui è umano nonostante l'abbia sempre definito bionico. Il tempo passa, il confronto con il passato non si può fare. Nei ruoli che lui ricopre, poi, ci sono giocatori che stanno facendo bene. Si sta programmando il futuro. Ma resta importantissimo nello spogliatoio, in allenamento, che lui giochi o non giochi è fondamentale».

Ci dica i nomi: qual è il giocatore che ha valorizzato di più in carriera?
«Penso di averne valorizzati molti. Tutti in modo evidente e importante. Dalla Sampdoria alla Reggina al Napoli. Rolando Bianchi fu un'esplosione. Poi Cavani, Lavezzi, Hamsik. Pazzini ad esempio venne alla Sampdoria e comiciò a segnare. Gli esterni tutti: Maggio Zuniga... ci sarebbe una lista che non finisce mai in dodici anni di carriera».

L'impronta di gioco la dà l'allenatore o i calciatori?
«L'allenatore, ma i calciatori la esaltano».

Cosa le dà più fastidio nel mondo del calcio?
«Che nella nuova comunicazione basta che qualcuno esprima un concetto in modo superficiale e subito viene diffuso come se fosse verità. Il calcio si fa in modo un po' approssimativo».

Dove deve arrivare l'Inter perché lei sia soddisfatto?
«Ci sono ancora 45 punti punti a disposizione. Posso ancora farli tutti. E poi una cosa... vorrei che l'Inter mi assomigli. Io non ho dato obiettivi, voglio che facesse vedere in ogni gara il mio spirito».

di Francesca Cozzi