Ylenia Lucisano: "Io, in bilico tra favola e realtà"

La cantautrice e il suo 'Punta da un chiodo in un campo di papaveri'

Ylenia Lucisano

Ylenia Lucisano

Milano, 29 maggio 2019 - Un titolo come “Punta da un chiodo in un campo di papaveri” è già di suo il riassunto di un mondo. Quello di Ylenia Lucisano. Scritto con la complicità di Vincenzo “Cinaski” Costantino, Pasquale “Paz” Delfina, Renato Caruso, e realizzato col tocco produttivo di Taketo Gohara, il nuovo album della cantautrice calabrese è un piccolo inventario dei sogni. «Accanto a letto tengo un diario in cui, appena sveglia, annoto le mie fantasie notturne un attimo prima che svaniscano» ammette lei. «La mia è una musica per immagini, un suono dipinto in cui ognuno può trovare quel che crede grazie a simbolismi, quali il chiodo abbandonato nel campo, messi lì per scatenare la fantasia. I papaveri no, sono fiori che non vivono recisi e quindi stanno lì a simboleggiare la forza delle mie radici». Il 12 giugno, alle 18.30, Ylenia presenta l’album alla Mondadori dipPiazza Duomo nell’attesa di salire sul palco del Festival Contaminafro il 22 e dell’Albori Music Festival di Sulzano, sul Lago d’Iseo, il 29.

A luglio aprirà il concerto di Francesco De Gregori in quel di Soverato, a soli 170 chilometri dalla “sua” Rossano.

«È una grandissima soddisfazione perché De Gregori, assieme a Dylan, è il mio mito assoluto. Una sera, a Roma, ho cantato prima di lui pure al Teatro della Garbatella; al termine non trovavo le parole per esprimergli mia mia gratitudine, ma Francesco ha tagliato corto dicendo “Perché mi ringrazi? Siamo colleghi e ci aiutiamo a vicenda”».

…Come se si trovasse in uno di quei viaggi onirici che poi la mattina annota diligentemente.

«Già… come accaduto al Primo Maggio o in altre occasioni in bilico tra favola e realtà. Fin da quando avevo tre anni, bambina innamorata delle canzoni dei Pooh, ho sognato di cantare con Roby Facchinetti. E quando è successo per davvero ho vissuto il classico sogno ad occhi aperti».

Oggi qual è il più sfrenato di tutti?

«Poter cantare un giorno lo scarto di qualche suo testo dimenticato da De Gregori nel fondo del cassetto».

Il disco è stato anticipato dal singolo “Non mi pento”.

«È un pezzo che poggia su un assunto molto semplice: inutile star lì a piangere sui propri errori, perché sbagliando s’impara e quindi fanno parte del nostro bagaglio d’esperienza contribuendo a farci diventare, giorno dopo giorno, delle persone migliori».

Che riferimenti ha avuto nella realizzazione dell’album?

«Ho guardato con interesse all’influenza che il folk e il blues angloamericano hanno avuto sulla nostra canzone d’autore, spaziando da Joan Baez a Johnny Cash, da Beck o Edie Brickell ai Lumineers».

Com’è arrivata a “Punta da un chiodo in un campo di papaveri”?

«Lavorando duro per un paio d’anni con la consapevolezza che questo mio terzo disco sarebbe stato decisivo. Anche se durante la realizzazione ho voluto tenere basso il mio livello di coscienza per evitare che la forte attesa raffreddasse un po’ i sentimenti da esprimere. Meglio, infatti, una piena sincerità della perfezione formale. Voglio sintonizzarmi con chi mi ascolta su ogni frequenza».

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