La Scala in Francia: Gianluigi, il più giovane delle voci bianche

"Abbiamo fatto la storia"

Voci bianche della Scala in trasferta

Voci bianche della Scala in trasferta

Milano, 3 maggio 2019 - «La musica unisce tutti». Gianluigi Giosuè Sebastian Sartori, 11 anni, lo sa da quando ha scoperto il violino. Aveva 3 anni appena. Ieri era il più giovane corista fra le Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala, in “trasferta” al Castello di Chambord, in Francia. Si sono esibite al cospetto dei presidenti della Repubblica Emmanuel Macron e Sergio Mattarella per la cerimonia di apertura delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, sotto la direzione di Bruno Casoni e accompagnati al pianoforte da Marco De Gaspari.

«È stata un’esperienza meravigliosa, indescrivibile - racconta emozionato -, è stato un vero onore cantare davanti a loro». Che al termine degli inni nazionali e delle pagine tratte dalla “Carmen” di Bizet, del “Va, pensiero” dal Nabucco di Verdi e dell’“Inno alla gioia” di Beethoven non hanno nascosto il loro entusiasmo. «Non si sono potuti fermare a parlare con noi ma a loro è piaciuto un sacco il nostro concerto - dice soddisfatto il più giovane del gruppo -, ci facevano “ok” con le mani, ci strizzavano l’occhiolino. Sono stati molto simpatici». E hanno messo i 33 ragazzi di Milano - tutti fra gli 11 e i 18 anni - a loro agio, per celebrare al meglio il genio italo-francese. Gianluigi Giosuè Sebastian Sartori lo sta studiando in questi giorni anche a a scuola: è in quinta elementare e frequenta l’istituzione più antica di Milano, la Cappella Musicale del Duomo.

La sua avventura nel mondo della musica è cominciata a tre anni, quando ha scelto il violino sotto la guida della sua insegnante Virginia Ceri della scuola Suzuki di Firenze, con la quale prosegue lo studio. A sei anni è entrato alla Scala e lì hanno scoperto la sua dote: una voce unica. «Io non ne ero sicuro - confessa - poi a 7 anni, con la prima opera, è scoppiata la passione: era la Tosca». Soprano, corista, salmista e solista per entrambi i simboli di Milano: la Scala e il Duomo. Gianluigi adora la lirica - “La bohéme” è il suo cavallo di battaglia -, ma anche cantare in coro dove «ci si aiuta a vicenda». Lunedì tornerà a esibirsi in Duomo. Sempre per Leonardo. «Mi piace suonare il violino, cantare da solista e in coro, basta che sia musica, perché la musica unisce tutti», ripete. E ha unito ancora una volta Italia e Francia. «È un’esperienza che non dimenticherò mai, perché rimane. In un certo senso abbiamo fatto la storia».

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