Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano Milano - Dopo la tappa bresciana di venerdì, i Van Der Graaf Generator sbarcano questa sera, lunedì 9 maggio, sotto i riflettori del Nazionale per chiudere a Milano questo loro tour 2022. Il settantatreenne Peter Hammill, pilastro irrinunciabile con Hugh Banton e Guy Evans dell’epopea di "Pawn Hearts" e "H to He, Who Am the Only One", se ne dice soddisfatto. Hammill, cinquantadue anni dopo 'The least we can do is wave to each other' cosa resta nella band dello spirito di allora? "Immagino che l’esperienza l’abbia un po’ cambiato. Ma continuiamo a fare la musica che ha senso per noi senza prestare necessariamente attenzione a quanto ci accade attorno. Guardando alla storia dei Van Der Graaf, questa non è stata forse una ricetta per la celebrità, ma ci ha regalato buone soddisfazioni artistiche". I suoi testi sono pieni di riferimenti al tempo che passa e alla nostalgia. Eppure i nuovi capitoli aperti nel tempo da «Goldbluff» e da «Present» dicono che ha sempre guardato avanti. "Anche se non siamo sulle prime pagine di storia, guardo al futuro (a parte quello del Regno Unito, dove vivono i miei figli e i miei nipoti, perché il disastro della Brexit continua a propagare i suoi effetti) con un certo ottimismo. Il passato continua a risvegliare bei ricordi, però faccio del mio meglio per vivere pienamente il presente, giorno per un giorno, show ...
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