Tris d’assi per Takagi & Ketra

Il singolo dei produttori con The Barbooodos: Jova, Calcutta e Paradiso

Takagi & Ketra

Takagi & Ketra

Milano, 1 marzo 2019 - Non sarà quello di Alessandro Alessandroni che, grazie alle musiche di Morricone, ha regalato agli Spaghetti-Western di Sergio Leone un bel po’ del loro mito, ma pure il fischio de “La luna e la gatta” di Takagi & Ketra sa di canyon e di Colt fumanti. Questo grazie anche alla presenza di tre misteriosi gringos dal grilletto facile, celati dietro la pelosa identità The Barbooodos. Bluesmen texani? Rivoluzionari cubani? No, “solo” Jovanotti, Calcutta e Tommaso Paradiso di TheGiornalisti sotto (relativo) anonimato, definiti alla vigilia dai re mida della consolle “una improbabile band esordiente destinata a lasciare un segno indelebile nella musica italiana”. Il pezzo arriva oggi in radio e a parlarne è lo stesso duo platinato - l’ex Gemelli DiVersi Alessandro Merli e il beatmaker dei BoomDaBash Fabio Clemente - pronto ad aggiungere “La luna e la gatta” alla parure di gemme da radio e ombrellone (anche se fuori stagione) sfornate in questi anni. “L’esercito del selfie”, “Amore e capoeira”, “Roma-Bangkok” o “Vorrei ma non posto” solo per snocciolar qualche titolo.

Alle identità misteriose il web c’era già arrivato perché, togliendo alle vostre passate collaborazioni signorine e sbarbati, rimanevano solo “Edo”, “Tommy” e “Jova”.

«Sono artisti con cui ci siamo sempre trovati molto bene sia umanamente che sotto il profilo musicale. Hanno tre personalità vulcaniche e l’idea di mettere assieme una banda di pazzi ci piaceva».

Come vi è venuto in mente di trasformarvi in ragazzi della prateria?

«Uno degli input che abbiamo dentro da sempre. Citare, poi, il maestro Alessandroni per noi è un altro gol».

Anche se a fischiare è lei, Ketra.

«Avevo in testa questa idea di melodia e, non sapendo cantare, l’ho fischiettata a Takagi. Alla fine l’abbiamo tenuta in quella forma».

Fabio soddisfatto della sua l’esperienza al Festival con i Booombadash?

«Dopo 15 anni di gavetta e di concerti nei centri sociali, riuscire a salire su quel palco per farci conoscere dal grande pubblico così come siamo, è stata giù di suo una vittoria. Il brano è terzo su iTunes, mentre naviga tra il quarto e quinto posto su Spotify, quindi è uno dei tre-quattro brani del Festival che forse rimarranno».

E quali sono gli altri?

«Sicuramente “Soldi” di Mahmood, pezzo eccellente in cui la parte prima del ritornello è addirittura più forte del ritornello stesso. Buone pure la canzone di Ultimo e quella della nostra amica Loredana Bertè, senza dimenticarsi, però, del pezzo di Irama».

A cosa state lavorando per l’estate?

«Stiamo provinando pezzi su pezzi e, se arriverà qualcosa di bello, lo pubblichremo. Sono già quattro anni che cavalchiamo l’estate e non è facile azzeccare sempre la canzone giusta. Se ci siamo riusciti finora è solo perché non siamo stati lì a pensare cosa avevamo fatto l’anno prima».

Un’aspirazione?

«Poter collaborare con un artista internazionale per iniziare a farci ascoltare pure sul quel mercato estero che rappresenta il nostro grande sogno».

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