Stash e i Kolors: "L’ispirazione arriva anche nel traffico"

Il concerto del prossimo 10 ottobre al Tunnel di Milano è già tutto esaurito

Stash e i The Kolors

Stash e i The Kolors

Milano, 22 agosto 2019 - In concerto a Milano arriveranno solo il 10 ottobre, sul palco di un Tunnel già esaurito da mesi, ma questa per The Kolors è comunque un’estate ricca di soddisfazioni. Il Summer Tour è un successo e l’incontro con Elodie nel torment(ino) «Pensare male», scritto da Antonio «Stash» Fiordispino con Davide Petrella e prodotto assieme ai Daddy’s Groove con un occhio puntato al french touch di Duft Punk assimilati, rimane fra le hit più solide di un’annata fatta più di delusioni che di conferme. Anche se uscito ormai cinque mesi fa. «È un pezzo scritto in una notte piena di pensieri, a tratti demoralizzato e a tratti entusiasta di quel che stava venendo fuori» spiega Fiordispino a proposito di quella liason artistica coronata dal disco di platino. «Il tentativo era quello di fotografare l’approccio con la vita di una generazione che molte volte arriva ai trenta senza nessun punto fermo, un fenomeno che in passato non accadeva. Già l’incipit prova a denudare il mio stato interiore, per raccontarmi così come sono». Frattanto la volubile Elodie è già passata fra le braccia di Marracash, cogliendo con «Margarita» un altro disco di platino.

Stash, perché Elodie?

«La scelta era stata mirata sull’apporto artistico che avrebbe potuto dare al brano, visto che delle attuali ‘reginette’ del pop italiano lei è quella un po’ più ‘underground’; quella che con un percorso bello faticato alle spalle. Ci siamo conosciuti ‘pensando male’ uno dell’altro; quando io e i ragazzi facemmo incursione nel residence di ‘Amici’, ad esempio, lei gradì pochissimo. Poi le persone si conoscono e tutto cambia».

Certe canzoni come nascono?

«Devo ringraziare lui, lo smartphone, che ha un microfono dalla compressione fantastica e mi consente a volte addirittura di registrare dei cantati che poi metterò nel disco. Posso fermare le mie idee musicali addirittura mentre sono fermo nel traffico sulla circonvallazione, com’è accaduto, al tempo, per ‘Everytime’. Poi vado a casa, imbastisco un demo e lo sottopongo ai miei compagni. Lì per lì ci scorniamo, perché ognuno ha la sua visione, poi iniziamo a confrontarci costruttivamente».

Com’è andata l’esperienza di professore e giudice ad «Amici»?

«All’inizio ero un filino teso perché in quello studio ritrovarsi dopo pochi anni dall’altra parte non è semplicissimo. Poi sono riuscito a prendere fiducia in me stesso e a darne ai ragazzi. Questo mi fa stare bene».

Un anno e mezzo fa Sanremo è stata un’avventura.

«Affrontare per la prima volta il palco più prestigioso d’Italia con un ingrediente nuovo, che paradossalmente è la nostra lingua, ci ha spinto andare con i piedi di piombo. Ma la vicinanza del pubblico, della signora che incontro quando vado a fare la spesa o del barista sotto casa, evidentemente alla ricerca di una canzone dei Kolors da cantare dall’inizio alla fine, ci ha dato sicurezza».

Soddisfatti?

«Finalmente s’è aggiunto quell’ingrediente che mancava alla nostra musica. Finora non avevo cantato in Italiano perché la nostra lingua mi faceva sentire un po’ in gabbia. È stato J-Ax coinvolgendomi in ‘Assenzio’ a farmi capire che si poteva fare. Abbiamo allargato i nostri orizzonti e questo ci regala una presa più rapida sul pubblico del pop consentendo alla nonna come alla nipotina di cantare le canzoni di The Kolors».

 

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