Silvio Orlando a teatro con La vita davanti a sé: "Emergenza immigrazione? Un'opportunità"

Silvio Orlando sul palco del del Roberto de Silva a Rho: "Questo spettacolo smuove qualcosa e tutti lo possono capire, impariamo a rispettarci"

Silvio Orlando

Silvio Orlando

Rho (Milano), 30 novembre 2022 - Inaugura la stagione di prosa al Teatro Civico Roberto de Silva di Rho con "La vita davanti a sé", Silvio Orlando, l’attore napoletano che oltre ad essere interprete, ha curato la riduzione e la regia. Reduce dal Premio Anct Poesio alla carriera, il riconoscimento dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, in viaggio al Nord con diverse tappe del tour, Orlando sarà in città giovedì 1° dicembre. Una serata sold out che lo gratifica perché, come ha detto più volte, "sono un attore di teatro prestato al cinema e non viceversa. Il premio alla carriera ne è la conferma".

Lo spettacolo che porta in scena invece è vincitore del Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2022 come Miglior Monologo. Pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977, "La vita davanti a sé" di Romain Gary, scritto sotto lo pseudonimo di Emile Ajar, è la storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville a Parigi nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea nata in Polonia, che sbarca il lunario prendendosi cura degli ‘incidenti sul lavoro’ delle colleghe più giovani.

Quanto è attuale il tema dell’integrazione e delle convivenza tra culture diverse affrontate nel romanzo e che lei porta in scena con l’ironia di Momò? "È una storia incredibilmente attuale, ora più cha mai, soprattutto in Italia. La Francia infatti ha vissuto problemi di razzismo molto prima di noi, negli anni ‘60-’70, ora li ha superati. Noi invece dobbiamo ancora capire come trasformare quella che definiamo emergenza immigrazione in un’opportunità. Dobbiamo capire che è possibile far convivere nazionalità diverse in uno stesso luogo".

Quale altro aspetto che l’ha colpita di questo romanzo? "Quello emotivo, quello della ricerca dell’amore e del sentirsi amato. Momò perde la madre da bambino, anch’io ho perso la mamma a 9 anni. Quel rapporto interrotto così bruscamente e la sua continua ricerca di una stabilità affettiva sono qualcosa di irrisolto ma non solo per lui, orfano, ma nella vita di tutti. E lo spettacolo porta in scena anche questo, smuove qualcosa e tutti lo possono capire".

Le ultime parole del romanzo di Gary e dello spettacolo sono “bisogna voler bene“. Cosa ci vuole dire? "Momò è tutto tranne che un orfano come te lo aspetti. La frase finale arriva come uno schiaffo Quella frase è anche una provocazione, una sfida perché viviamo tutti momenti difficili, possiamo avere tutto, ma se non c’è l’amore non andiamo avanti. Non facciamo nulla".

Quarant’anni di carriera, pluripremiato per il teatro e il cinema. Terzo David di Donatello per il film “Ariaferma“ di Leonardo Di Costanzo, poche settimane fa il premio per la carriera teatrale e ancora tanta strada da fare con ‘La vita davanti a sé’. Possiamo dire che per lei il 2022 è stato un ‘anno di grazia’? "Certo, non mi aspettavo questi riconoscimenti, ma non mi sono mai fermato. Il teatro è la mia vita, la mia salvezza. Dopo la data di Rho, ho ancora molte serate al Nord, Gallarate, Lugano, Vigevano, Novara e Bergamo, solo per citarne qualcuna. Finirò il tour ad aprile".

 

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