Nek in concerto agli Arcimboldi: "Il palco, la radio. E vorrei condurre Sanremo"

Il cantautore nei teatri si racconta con le canzoni dell’ultimo album 'Il mio gioco preferito'

Nek

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Milano, 10 novembre 2019 - Da Sassuolo con furore. Per raccontarsi con le canzoni dell’ultimo album “Il mio gioco preferito” Nek (al secolo Filippo Neviani) occupa manu militari i teatri, suonando domani agli Arcimboldi, il 14 all’Openjob Metis di Varese, il 6 dicembre al Dis_Play di Brescia, il 10 al Creberg di Bergamo, il 17 al Ponchielli di Cremona e il 20 al Grana Padano di Mantova. Un tour, il suo, che lo terrà sulla strada fino a gennaio, affiancato da Emiliano Fantuzzi e Max Elli alle chitarre, Luciano Galloni alla batteria e Silvia Ottanà («finalmente mi sono tolto lo sfizio di avere in formazione una donna, bravissima») al basso.

Filippo, lo show veronese in Arena non le bastava? «No. Quest’anno a Verona nel mese di settembre ci sono stati solo due giorni di pioggia e uno è stato il mio. Anche se ha piovuto solo i primi 5 minuti. Un inizio importante, ma io volevo suonare». E l’agenzia l’ha accontentata con un lungo tour europeo. «Un tour che va dalla Spagna al centro Europa, in teatri molto importanti. Suonerò, ad esempio, al Bataclan che, al di là della memoria tremenda che evoca, è sempre stato un punto di riferimento, un crocevia della musica a Parigi. Un po’ come lo Shephered’s Bush a Londra e la ToneHalle a Monaco di Baviera». Visto che il progetto de “Il mio gioco preferito” è diviso in due, repertorio c’è pure un assaggio della seconda parte o no? «No, quelle canzoni vorrei riservarle ad un secondo momento. In questo spettacolo ho pensato a radunare soprattutto le hit. Oltre ai quattro singoli de “Il mio gioco preferito - Parte prima” c’è “Musica sotto le bombe”, uno dei pezzi più significativi». Quando arriverà il sequel? «A primavera. Penso di completare il progetto pubblicando il nuovo album a marzo-aprile, sempre con la produzione di Luca Chiaravalli». A parte il disco, dopo il tour cosa accadrà? «Vorrei riprendere il discorso della radio. Quattro puntate di “Alza la radio” con Andrea Delogu, a cominciare da quella con De Gregori che presentava in anteprima “La donna cannone” in versione orchestrale, mi hanno messo la voglia di riprovarci. La richiesta della Rai c’è e io altre 4-6 puntate le farei volentieri». Un’altra aspirazione? «Mi piacerebbe fare la tv». Lo presenterebbe il Festival di Sanremo? «Certo, lo farei molto volentieri. Con quattro partecipazioni diciamo che l’esperienza di cantante su quel palco l’ho ampiamente vissuta. Pensavo che l’arrivo di Baglioni potesse aprire la via a un Festival fatto dai cantanti per i cantanti. Claudio ha mostrato che seguendo questa via i risultati arrivano. Basta immaginarsi cosa saprebbe fare uno come Renato Zero in quel ruolo».  

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