Muse 2019, fuga dal virtuale con doppio concerto a San Siro

La svolta della band inglese: "Meno tecnologia, più umanità"

I Muse in concerto (Fotoschicchi)

I Muse in concerto (Fotoschicchi)

Milano, 11 luglio 2019 - Se i Muse​ definiscono quel Simulation Theory World Tour con cui sbarcano domani e sabato sotto la luna di San Siro il loro «miglior giro di concerti di sempre» vale la pena credergli. Il pubblico l’ha fatto, consentendogli di vendere 135mila biglietti in prevendita per le due repliche di Milano e quella all’Olimpico di Roma (dove nel 2013 girarono il docufilm del 2nd Law Tour) consentendogli di mettere a segno il miglior risultato italiano della loro carriera.

Anche se i 45mila biglietti ancora in cassa dicono che, in strutture enormi come Meazza e Olimpico, di show forse ne sarebbero potuti bastar anche due. Certo è che la cornice distopica, gli effetti in 3D, le coreografie di 14 ballerini, i mostri gonfiabili e un enorme scheletro robotizzato simile a quello del video di The dark side sembrano aver colpito i fan quanto se non più dell’ultimo album del trio inglese Simulation Theory, arrivato comunque al disco d’oro pure sul nostro mercato, a conferma dello zoccolo duro che dai tempi di Black holes and revelations li segue passo dopo passo. D’altronde se Matthew Bellamy &co restano una delle poche band da stadio emerse negli anni 2000 un motivo ci dovrà pur essere. «Nel Drones World Tour portato al Forum tre anni fa c’erano droni, luci, tecnologie» spiega il batterista Dominic Howard a proposito di questo show, portato al debutto a febbraio a Houston. «Mentre il Simulation Theory World Tour è incentrato più su di noi, un po’ meno tecnologico e un po’ più umano». Anche se di umanità nel disco non sembra essercene poi troppa. «A convincermi della necessità di una riflessione sul mondo virtuale è stato ritrovarmi a giocare dopo 15 anni con un videogame, immerso improvvisamente per ore in una realtà parallela» ammette l’ideologo della band Bellamy, che nel confezionamento dll’album ha voluto in cabina di regia ben quattro produttori, Timbaland, Rich Costey, Mike Elizondo e Shellback. «Mi sono reso conto che sui social la gente vive in un mondo a parte, delimitato dallo schermo del proprio smartphone. Questa fuga dalla realtà finisce con l’allontanare le persone ed è proprio la distanza a renderle rudi, cattive».

Tutti temi che lo spettacolo a San Siro sviluppa con un surplus di tecnologia. Interessante il pre-show: supporter fisso il trio californiano Mini Mansions, vale a dire Michael Shuman dei Queens of the Stone Age, Tyler Parkford e Zack Dawes dei Last Shadow Puppets (in scena alle 18.45), a cui si aggiungeranno il quartetto The Amazons il venerdì e il frontman di Jet Nic Cester il sabato (entrambi alle 19.45). 

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