X Factor, i Mombao si raccontano: "Rock, elettronica e canti popolari. Mix vincente"

Sono uno dei gruppi rivelazione del talent show. E ora, assicurano, agli Home Visit aspettatevi una svolta sorprendente

I Mombao

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Salito pure il penultimo gradino con lode, i Mombao chiedono ora agli Home Visit del 21 ottobre un passaporto per i Live Show di X-Factor. "L’esibizione davanti ai giudici è andata molto bene, quindi avevamo dei buoni sentori, ma non potevamo dare lo stesso alcunché per scontato, visto che davanti alle telecamere non sai mai cosa arriverà allo spettatore seduto in casa davanti alla tv", spiegano Damon Arabsolgar, padre persiano e madre italo-tedesca, originario di Segrate, e Anselmo Luisi di Trieste. "Milano è una città in grande movimento in cui le persone vanno e vengono e quindi le relazioni tendono a sfilacciarsi, mentre a Trieste c’è una tradizione popolare molto forte. L’unione delle due realtà ha consentito di innestare su quest’ultima la multiculturalità caratteristica della metropoli". In che direzione state andando? "Mombao è un progetto di ricerca in cui uniamo varie arti performative per provare a percorrere nuove strade. Quindi un’idea musicale che poi ha trovato una sua chiave di lettura, una sua espressività, ibridandosi sempre più col teatro. Un laboratorio di Teatro Valdoca, in particolare, s’è rivelato illuminante nel capire la via da seguire; l’utilizzo del canto popolare e dell’argilla vengono, infatti, dalle sperimentazioni di Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri". Esperienze decisive? "Durante un tour in Marocco ci siamo confrontati con la musica gnawa; un sincretismo islamico di origine sufi ritmato ossessivamente con le krakeb, le caratteristiche nacchere di ferro. Esperienza estremamente formativa che ci ha permesso di capire quanto determinati linguaggi musicali sappiano influire sugli stati di coscienza". Visivamente la componente etnica è forte. "Ricerchiamo una forma di ritualità collettiva adatta alla contemporaneità. La nostra intenzione è, infatti, quella di creare un genere che parte dalle radici della musica popolare per abbracciare tutte le culture. Nel nostro repertorio ci sono canzoni che vengono dal rock, dall’elettronica, ma pure dai canti popolari turchi, bielorussi, nigeriani. Insomma, un mix culturale che consente d’interpretare la maschera indossata in scena come un archetipo collettivo". Ed ora? “Alle Audizioni abbiamo portato un canto bielorusso, mentre ai Bootcamps un pezzo nostro intitolato ‘In a dance’ basato su ritmi mediorientali ibridati con la musica techno. Agli Home Visit aspettatevi una svolta sorprendente".