Dal pop al rock, viaggio fra i palchi-simbolo di Milano. Quali sono e dove si trovano

“Milano Sound System’’ racconta 100 anni di musica, da “Oh mia bela Madunina’’ ai Lacuna Coil L'autore Luca Fassina: Scala e San Siro le icone, ma ci sono pochi spazi per gli artisti emergenti

Bruce Springsteen in concerto a San Siro (Ansa)

Bruce Springsteen in concerto a San Siro (Ansa)

Milano - Si intitola “Milano Sound System’’ e racconta “100 anni di di suoni all’ombra del Duomo’’. È un libro scritto dai giornalisti Luca Fassina e Luca Crovi ed è edito da About Cities. Il volume giusto per parlare dei palchi-simbolo della musica nel capoluogo lombardo. Fassina ci fa da Cicerone in questo viaggio tra rock, pop e non solo.

Fassina, Milano ha un’identità musicale o no? "Scrivendo il libro ci siamo trovati di fronte a un’immensa jam session che ha coinvolto musicisti, fotografi, pittori... Tante esperienze diverse. Questo è lo spirito di Milano".

Quali sono i luoghi-simbolo? "Il Sunset Boulevard musicale della città è la Galleria del Corso, che è passata dalle storiche case discografiche alla cultura rap e hip hop degli anni Ottanta fino ai bar dove i talent scout cercavano artisti e gruppi da lanciare. Milano è sempre stato un luogo che ha fatto da collettore per più voci, a partire dalla canzone “milanese’’ che – come persino l’inno meneghino “Oh mia bela Madunina’’ ricorda – nasce a Napoli e arriva nel capoluogo lombardo. La città, poi, è passata dall’epoca dei cantautori e del jazz ed è giunta fino al rock e al metal, che qui ha visto nascere Vanadium, Extrema e Lacuna Coil".

Il primo luogo da cui parte il libro, però, è la Scala, e un anno, il 1922, quello in cui Arturo Toscanini si rifiutò di suonare la fascista “Giovinezza’’. "La Scala è il tempio della musica a Milano e in Italia. E al teatro sono legati molti aneddoti curiosi. Eugenio Finardi ci racconta che sua mamma ebbe le doglie in Galleria mentre andava alla Scala ma non lo disse a nessuno perché sperava che Eugenio nascesse nel teatro. Ciò non avvenne. Sua madre partorì poco dopo alla San Giuseppe".

Dalla Scala della musica colta alla Scala del rock. "Lo stadio di San Siro è fondamentale per la storia della musica in città e lo si capisce se si analizza la parabola di Bruce Springsteen al Meazza. Il suo promoter Claudio Trotta ci svela che il Boss ancora oggi riconosce in San Siro un luogo importante per la sua carriera".

A proposito di San Siro, lei è per conservarlo o abbatterlo? "Io sono un milanese atipico, non seguo il calcio e per me il vero problema di Milano è che non ci sono abbastanza locali per i giovani musicisti emergenti che vogliono farsi conoscere. Molti locali, intanto, hanno chiuso. Io, ad esempio, amavo molto il Rolling Stone di corso XXII Marzo, ma non si possono dimenticare neanche le Scimmie sui Navigli e il Cab 64 in via Santa Sofia. Adesso, oltre all’Alcatraz e al Fabrique, non ci sono luoghi per contenere un pubblico medio, il Forum di Assago ha una capienza superiore. Un tempo a Milano c’erano i teatri-tenda che sorgevano per ospitare determinati concerti. Parlo, ad esempio, del teatro tenda di Lampugnano che poi si è trasformato nel Palatrussardi, ora chiuso. Ma ci sono locali più piccoli come lo Spirit de Milan e il Nidaba che fanno musica di qualità. E poi ci sono altre tre realtà interessanti: il Rock’N’Roll di via Bruschetti; l’Headbangers di via Tito Livio; l’Hard Rock Cafe di via Dante. Ma bisogna fare ancora di più per la musica live".

 

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