Manuel Agnelli Iulm, master ad honorem in Editoria e Produzione Musicale

"Oggi viviamo un paradosso: la nostra società si sforza di accettare la diversità a tutti livelli, ma prevale l’omologazione"

Lo IULM conferisce la Laurea ad Honorem a Manuel Agnelli

Lo IULM conferisce la Laurea ad Honorem a Manuel Agnelli

Milano, 17 novembre 2022 - Sale sul palco con la toga. Un Manuel Agnelli così non si era mai visto. L’occasione per vestire questi panni inediti è il diploma ad Honorem del Master in Editoria e Produzione Musicale, conferito per la prima volta dall’Università Iulm al cantautore e polistrumentista milanese. Con gli Afterhours, band che ha fondato nel 1986, Agnelli ha rivoluzionato il panorama musicale con un nuovo linguaggio rock. "Agnelli rappresenta una forma di cultura musicale di cui l’Italia ha bisogno – dice il rettore della Iulm Gianni Canova – non solo perché non è di moda e non piace a tutti, il che oggi è un valore aggiunto. Ma perché con la sua musica, che ha contribuito al clima culturale di fine anni ’90, rappresenta una cultura alternativa che non ha paura di essere scorticante e disturbante". La vera popolarità Agnelli l’ha conosciuta da giudice di X Factor, dando prova di fiuto musica scoprendo il talento dei Måneskin. Lo rimarca nella sua Laudatio Paolo Giovannetti, che alla Iulm insegna Letteratura italiana e contemporanea: "Nei miei corsi da tempo facevo fatica a far comprendere cos’è il rock. I ventenni di oggi lo conoscono poco, tendono a concepirlo come lontano. Con il successo dei Måneskin è diventato più facile spiegare che cos’è il rock". C’è la passione per l’essenza creativa della musica alla base del discorso di ringraziamento del rocker milanese: "La mia è stata una generazione fortunata perché ha ereditato la controcultura degli anni ’70 che ci ha trasmesso il concetto dell’autodeterminazione: se nessuno fa qualcosa per te, allora fallo tu. Una nuova idea di musicista fondata sull’unicità. Oggi invece viviamo un paradosso: la nostra società si sforza di accettare la diversità a tutti livelli, ma prevale l’omologazione. A dettar legge sono i numeri: ha senso solo chi riempie San Siro. Ma se ci fossimo basati solo su questo, gran parte della nostra arte non sarebbe esistita". 

 

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