Scena per scena, ecco le regole di Macbeth: così la Prima della Scala sarà in sicurezza

Protocollo per la Prima: niente posizioni frontali sul palco per i passaggi più "problematici". Gruppo rosso, il decalogo da seguire a casa

Uno spaccato del Macbeth, che aprirà la stagione della Scala

Uno spaccato del Macbeth, che aprirà la stagione della Scala

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Milano - Un documento di cinque pagine per mettere in sicurezza il 7 dicembre. Una serie di regole ferree da rispettare anche a casa e nei contesti extra-lavorativi. Un’analisi puntuale di tutte le scene del Macbeth per individuare i passaggi critici. La stretta sulle misure di sicurezza, preannunciata nei giorni scorsi dal sovrintendente Dominique Meyer, si è tradotta in un protocollo anti-Covid "concordato con il Dipartimento di prevenzione dell’Ats di Milano", fortemente voluto dai rappresentanti sindacali e firmato dal medico aziendale Terenzio Cassina, dal direttore tecnico del teatro Marco Morelli, dalla foniatra Orietta Calcinoni e dal consulente Giuliano Rizzardini (direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Sacco).

La premessa: "Le criticità maggiori nello svolgimento della produzione riguardano gli artisti del coro (e i cantanti del cast), che durante la recita si muovono sul palcoscenico e che per la miglior resa artistica abitualmente cantano senza mascherina". Ecco chi (e quando) si esibirà senza dispositivo di protezione individuale (che andrà invece indossato per entrare e uscire): gli artisti solisti a partire dalle prove di scena; il coro e i mimi nelle prove d’insieme, nella prova di antepiano, nelle prove antegenerale e generale e nelle recite; i professori d’orchestra che suonano strumenti a fiato. I paletti sulle distanze interpersonali (che si possono ridurre solo "con barriere fisiche anche mobili") imposti dalle linee guida nazionali parlano chiaro: un metro laterale e due metri frontale per solisti e coro; un metro e mezzo sia laterale che frontale per i fiati.

Per quanto riguarda i mimi, le problematiche sono simili a quelle dei ballerini, "per i quali il distanziamento spesso non può essere rispettato": "Devono essere prese in considerazione – la norma che vale per tutti i luoghi di spettacolo – anche altre misure di mitigazione, definite dalle singole compagnie e mutuate dai protocolli per gli allenamenti sportivi". Meno critica la situazione per l’orchestra, in buca con 76 elementi: tutti avranno la Ffp2, a eccezione dei fiati. E veniamo allo screening dettagliato dei quattro atti. Per quanto riguarda il primo, l’attenzione si è concentrata sul finale, che prevede la presenza sul palco di 104 coristi (53 uomini e 51 donne) per otto minuti: "Si mantiene il distanziamento previsto dalle linee guida, evitando le posizioni frontali e il faccia a faccia", la prescrizione del protocollo, che nelle prossime ore verrà illustrato da Cassina a tutti gli artisti.

Il primo passaggio delicato è sul finale del secondo atto, per il Banchetto, con 122 persone tra coristi e mimi: "Problematico per il numero di artisti impegnati, che rende difficoltoso il rispetto del distanziamento: evitare posizioni frontali e il faccia a faccia". Stes so discorso vale per la scena di "Patria oppressa": 15 minuti di durata con 104 coristi e due mimi che entrano dopo i cantanti. E il gran finale? "Con una piccola turbina vengono buttate sulla scena listarelle e coriandoli di carta: il coro può portare la mascherina". Fin qui le regole da seguire al Piermarini. Poi ci sono quelle che il "gruppo rosso" deve rispettare nella vita quotidiana fuori dalle mura di via Filodrammatici, che non sono altro che la traduzione in decalogo di quello che Meyer ha definito "sforzo in più" per la buona riuscita di Macbeth.

Uno: Portare sempre la mascherina quando ci sono altre persone nel raggio di due metri, anche all’aperto. Due: igienizzare molto spesso le mani. Tre: evitare le frequentazioni di luoghi ove si creano assembramenti e attività che comportano contatti interpersonali stretti (discoteche, sagre, mercati, sport di squadra e sport di contatto). Quattro: limitare le frequentazioni interpersonali occasionali e all’esterno della cerchia abituale. Cinque: usare la mascherina qualora ci si trovi in ambienti confinati, anche privati, con persone non abituali. Sei: mangiare e stare senza mascherina solo con familiari e persone del "gruppo rosso", tendenzialmente sempre con le stesse, così da creare una microbolla extralavorativa. Per i più esposti, il piano prevede pure un’intensificazione dei controlli: test antigenico di terza generazione ogni 48 ore e tampone molecolare ogni settimana.

Per i componenti del "gruppo arancione" (artisti con mascherina, tecnici di palcoscenico, personale a contatto con gli artisti del "rosso" quando sono senza mascherina), i tecnici hanno invece previsto test antigenici ogni 10 giorni. Nel malaugurato caso in cui dovesse emergere un contagiato nel "gruppo rosso", "l’attività di prevenzione del focolaio avverrà secondo il criterio della bolla, come utilizzato nelle attività sportive di squadra". Tradotto: tutti i colleghi identificati come contatto andranno in quarantena, ma con la possibilità di continuare a lavorare limitandosi al tragitto casa-teatro e ritorno; si sottoporranno subito a tampone molecolare (e fino all’esito lavoreranno con mascherina) e a test antigenico ogni giorno per una settimana.