Lee Ranaldo, una chitarra oscilla nel vuoto fra musica e cinema

La performance dello storico componente dei Sonic Youth, con la compagna Leah Singer

Lee Ranaldo

Lee Ranaldo

Milano, 6 dicembre 2019 - Nessun grado di separazione dai Sonic Youth. Anche se l’avventura è finita nel 2011, infatti, Lee Ranaldo si dice convinto che la fiamma di candela immortalata sulla copertina di “Daydream nation” sia sempre accesa. Lo spirito della band è ancora qui e i suoi fan pure. Convinzione che l’icona newyorkese del movimento «noise» mantiene ferma pure quando è protagonista di avventure smarcate dalle sonorità della Gioventù Sonica come la performance dal vivo “Contre Jour Lee Ranaldo, suspended guitar phenomena; film by Leah Singer” con cui è in scena stasera alla Fondazione Feltrinelli ad epilogo di “Natural Disruptors”, ciclo di esibizioni ideato e curato da lui stesso, che nelle scorse settimane ha visto impegnati nello spazio culturale di via Pasubio pure l’arpista Mary Lattimore, Yuri Landman, e il duo Xylouris White.

Ranaldo, chi sono oggi i «perturbatori naturali»? «Tutti quelli che vanno oltre l’ovvio per provare a pensare differente. Ce ne sono parecchi, soprattutto nel mondo musicale». Quali sono stati gli sperimentatori musicali che ha amato di più? «I Beatles furono dei grandi sperimentatori per i loro tempi, specialmente in studio realizzarono cose molto interessanti. Arthur Russell, poi, è scomparso prematuramente, ma col suo violoncello ha sperimentato musica in tante direzioni diverse». Parliamo di «Contre Jour», la performance di questa sera. «Si tratta di un mix di musica e cinema in cui io metto le improvvisazioni di chitarra e la mia compagna Leah Singer le immagini. Il contenuto sonoro dello spettacolo è molto legato alla sua forma filmica e al forte coinvolgimento emotivo del pubblico; in certi passaggi la chitarra è sospesa in aria, sconnessa dall’amplificatore, e addirittura lasciata libera di oscillare nel vuoto». Lei è di radici irpine. Quale pensa che sia il lato più italiano del suo carattere? «Ho un approccio con la mia vita e con la famiglia molto più italiano che americano, mentre nella musica non saprei trovare referenze. Anche se amo certi sperimentatori italiani come i torinesi My Cat Is An Alien, due fratelli che fanno cose straordinarie». Per davvero niente è cambiato tra lei e i suoi suoni in tutto questo tempo? «L’approccio è sostanzialmente lo stesso. Con Kim Gordon e Thurston Moore, ai tempi Sonic Youth, volevamo fare tutto quello che era nelle nostre possibilità per sperimentare nuove forme espressive. E ancora oggi l’idea di creare musica fuori dagli schemi è molto, molto, stimolante. Sotto questo aspetto la mia nuova sfida è un nuovo album; s’intitola “Names of North End Women” ed uscirà fra un paio di mesi».

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