Grezzi e testardi: i Primitive Mule colpiscono dritto alle emozioni

Con 'Man on the street' il gruppo di amici designer nati tra le aule del Politecnico di Milano racconta la sua evoluzione musicale

I Primitive Mule

I Primitive Mule

Milano, 4 dicembre 2020 – Grezzi come un primitivo. Testardi come un mulo. Istintivi nella musica come non possono essere sul lavoro, grafici e designer passati tutti dal Politecnico di Milano. Loro sono i Primitive Mule. Nati in una casa di Città Studi, quando Andrea, il bassista sardo, ha convinto la proprietaria dell'appartamento a scegliere Milo come suo coinquilino. Stesse passioni musicali. Stessa voglia di mettere su un gruppo. I corridoi del 'Poli' e le amicizie in comune completano l'incontro con Francesco, il chitarrista, e Michele, il batterista. Ognuno con le sue origini musicali.

“Un potpourri di cose diverse”, la visione di Milo. Volevano tutti non trascurare “l'idea di fare materiale inedito, di raccontare e parlare con la nostra voce”. Il risultato è un distillato di energia punk, di scariche hard rock, garage, math e progressive inglese. Ma “vorrei metterci dentro anche i ritmi tribali sardi e il liscio”. Tutto, rigorosamente, in lingua inglese. Almeno per adesso. “Visto il genere che facciamo l'inglese ci dava un po' più di internazionalizzazione – confessa Milo -. E poi in italiano io ho la erre un po' arrotata. Così sembravo un Guccini che cantava rock e ci è sembrato suonasse bene”. Anche se “l'italiano potrebbe entrare nelle prossime canzoni”. Comunque dev'essere chiara una linea: “Non vogliamo sfociare nel cantautorato con chitarra pesante e basta”. Una sfida coraggiosa. Su percorsi in cui è più difficile non risultare banale. Del resto, sono cocciuti quanto basta. Intanto per confezionare un pezzo - 'Man on the street' – che fa vedere di che pasta son fatti 'sti quattro ragazzi 'gender fluid' musicalmente parlando.

L'ultimo singolo dei Primitive Mule, che “racchiude un po' tutto di noi”. “Solitamente registriamo tutto quello che facciamo in sala prove e riascoltandoci ci è piaciuto quel riff improvvisato a casa”, ricostruisce Francesco. Quel giro di accordi buttato lì in un momento di 'stanca'. Seguendo l'istinto e l'improvvisazione. Lo hanno isolato, ripulito, rallentato fino a farlo diventare quasi funky. Sicuramente più sexy. E con una grafica (realizzata ovviamente da loro) rock, un filo rosso che esce dai contorni per arrivare agli altri. Sintomo della “voglia frenetica di colpire”, ma “mai con un pezzo passivo”.

Anche nelle altre otto tracce del nuovo album - 'Mister Sister' - in uscita a fine gennaio (in digitale e su vinile), il messaggio è “fai sempre qualcosa per rialzarti e mantenere la tua felicità”. I Primitive Mule parlano di stati d'animo universali, dall'euforia alla depressione. Lo fanno con la massima onestà perché “la musica è il nostro spazio di libertà, senza vincoli. Oggi viviamo in una grande incertezza, nell'ansia per il futuro, ma ognuno deve darsi da fare per uscirne”. Con istinto primitivo. Convinti che il futuro, per dirla alla Fossati, ha ancora fiato. 

 

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