Francesco Sacco: la mia Voce umana tra Cocteau e Nannarella

Il cantautore milanese e il suo primo "live" con i brani del nuovo album alle 18,30 sul palco della Triennale

Il cantautore milanese Francesco Sacco

Il cantautore milanese Francesco Sacco

Milano, 26 settembre 2020 - L’ultimo a confrontarsi con la montagna Jean Cocteau e il suo monologo più famoso “La voce umana” è stato Pedro Almodovar alla Mostra del Cinema di Venezia. Ma la pièce portata sul grande schermo già da Anna Magnani nel primo dei due episodi de “L’amore” di Roberto Rossellini carezzava da tempo le fantasie di Francesco Sacco, che ha concepito il suo nuovo album proprio col pensiero all’opera dell’autore francese alla grande prova d’interprete di Nannarella. Composto tra Milano e il Lido, “La voce umana” trova un primo riscontro live oggi alle 18,30 in Triennale con il musicista milanese affiancato da Davide Andreoni alla chitarra e Luca Pasquino alle tastiere.

Francesco, perché Cocteau? "Quel monologo di un’amante disperata che sta chiudendo tra mille sofferenze la sua relazione clandestina m’ha sempre affascinato. Incentrando il testo su un solo interprete, Cocteau ha voluto spostare il fuoco drammaturgico dell’opera dalla storia di una relazione ormai all’epilogo al tumulto di pensieri e passioni della protagonista; un viaggio introspettivo nella sua testa e nella sua anima". E questo come si lega alle sue canzoni? "La vicinanza è data dal fatto che, in fondo, pure io nel disco faccio una lunga telefonata con me stesso. Per questo m’è sembrato giusto introdurre le canzoni con un frammento audio della Magnani". Il mondo teatrale lo frequenta anche per il lavoro di sua moglie, danzatrice e coreografa. "Io e Giada (Vailati, ndr ) ci siamo conosciuti in accademia, la DanceHaus di Susanna Beltrami. Insieme abbiamo messo in piedi una famiglia e il collettivo Cult of Magic, con cui lavoriamo ad un nuovo spettacolo". La scelta dei Giardini della Triennale da cosa nasce? "Penso sia il posto ideale per presentare un album trasversale come questo. Apprezzo molto il lavoro di programmazione fatto dal direttore Umberto Angelini portando proposte italiane e internazionali che non è facile trovare altrove". In questo momento trovare gli spazi giusti è dura. "A Milano c’è stata un’ecatombe di locali, anche molto significativi come l’Arci Ohibò o il Serraglio, che non potrà non avere ricadute sull’attività culturale cittadina. Ma il problema è generale, tant’è che ho in calendario solo un’altra esibizione a Roma ad inizio novembre e poi si vedrà".

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