Eurovision, sfida tra palazzetti per il 2022 dopo il successo dei Maneskin

In corsa Forum di Assago, PalaOlimpico di Torino, Unipol Arena di Bologna. Vecchio il PalaEur

La festa dei Maneskin

La festa dei Maneskin

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È corsa all’Eurovision. La vittoria dei Måneskin a Rotterdam e il ritorno in Italia della più seguita manifestazione canora al mondo sta mobilitando diverse amministrazioni, allettate dalla visibilità garantita da un evento da 200 milioni di telespettatori e dall’indotto creato dalla presenza in città di 30mila fans per una settimana intera. I costi da affrontare sono ingenti, fra 20 e 30 milioni di euro (ma qualcuno a volte esagera, come l’Azerbaigian che nel 2012 costruì un’arena per ospitare l’evento, la Baku Crystal Hall, spesa di 140 milioni di euro) ma il ritorno è grosso e, come mostrato dall’edizione olandese appena conclusa, può investire le attrattive turistiche dell’intero Paese. Per ambire ad ospitare l’Eurovision contano innanzitutto tre elementi: aeroporto, infrastrutture turistiche e, naturalmente, un capiente luogo di spettacolo. Requisiti che lasciano immaginare una volata a quattro fra Torino, Milano, Bologna, Roma. Ed è proprio di questo che parla Claudio Santucci, autore per lo Studio Giò Forma di Milano dello straordinario set di Damiano & Co. "Il PalaOlimpico ha tutte le carte in regola: è l’arena italiana più nuova, la più bella, anche se è completamente bianco e basta un po’ di luce per togliergli un po’ di magia, ma si tratta di un dettaglio che vediamo solo noi addetti ai lavori", spiega a proposito del palasport torinese, costruito nel 2005, dotato di 15.657 posti a sedere che diventano 12.600 per i concerti. "Il Forum di Assago è un po’ meno capiente, ma ha tutte le caratteristiche necessarie, a cominciare dalla solidità del tetto a cui vanno appese le strutture" prosegue Santucci analizzando il Mediolanum, 11.800 posti seduti che per i concerti (con una curva occupata dal palco, quindi) diventano 11.200. "Il Forum ha tra l’altro il vantaggio di avere accanto il Teatro Repower che potrebbe ospitare l’enorme media center Eurovision". Con una capienza di 13.500 spettatori per i concerti (ma sono in corso lavori di allargamento) l’Unipol Arena è dal 1993 la struttura più capiente d’Italia. "Dal punto di vista tecnico il palasport di Casalecchio di Reno è forse il migliore che abbiamo, con attorno grandi spazi dove realizzare le strutture di supporto". Più critica la situazione di Roma, nonostante la Rai punti molto a riportare l’Eurovision in riva al Tevere. "Il Palasport di Roma è la struttura più vecchia (1958) ha una struttura circolare, quindi limitante, e un soffitto che non consente di appendere carichi sospesi, potrebbe rappresentare l’occasione per un Eurovision fuori dai canoni, ma bisognerebbe vedere cosa ne pensa l’European Broadcasting Union organizzatrice della manifestazione", dice Santucci a proposito del PalaEur, 11.200 posti a sedere che diventano 7.700 per i concerti. "A Roma si potrebbe puntare su un grande tendone come quello montato a Tor Vergata nel 2004 per gli MTV Europe Music Awards, ma non è una soluzione amata dall’Ebu e ha dei costi superiori rispetto all’arena. Nel 2014, a Malta, lo Junior Eurovision Song Contest fu organizzato all’interno di una gigantesca fabbrica di navi in disuso. Quella di puntare sull’archeologia industriale potrebbe essere un’altra idea, ma gli altissimi standard tecnici richiesti dall’evento potrebbero far schizzare i costi di adattamento".