"La compagnia del cigno", il debutto vissuto dai protagonisti milanesi

Storie, sogni e impressioni degli studenti-attori del conservatorio "Verdi" impegnati nella fiction di Rai 1

Gli studenti-attori della fiction

Gli studenti-attori della fiction

Milano, 9 gennaio 2019 - Matteo ha visto infrangere i suoi sogni sotto le rovine delle case distrutte dal terremoto ad Amatrice, Barbara teme di essere inadeguata alle aspirazioni della madre, Domenico ha origini familiari modeste, Sofia si sente grassa come una «polpetta», Rosario, ha la madre in una comunità di recupero, Sara è arguta, intelligente ma è ipovedente e Robbo il più piccolo del gruppo vive con dolore la separazione dei genitori. Diversi ma uniti, allievi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, appartengono alla stessa orchestra giovanile, insieme studiano la Sinfonia n° 3 di Brahms, che eseguiranno, come prova d’orchestra, sotto la direzione del terribile maestro Marioni, interpretato da Alessio Boni.

Storie di ragazzi con la voglia e la paura di crescere, ecco gli ingredienti che lo scrittore, drammaturgo, regista Ivan Cotroneo mescola nella fiction di Rai 1 «La Compagnia del Cigno» - 6 milioni di telespettatori al debutto di lunedì -. Un racconto in sei puntate, che già dal titolo affascina: il cigno è il soprannome con cui Verdi entra nella storia della musica. Eppure l’autore di Traviata e Rigoletto non fu mai ammesso al Conservatorio di Milano. Hildegard De Stefano, 20 anni, invece si è diplomata in violino - 110 e lode - proprio al Conservatorio ambrosiano, nella fiction interpreta Sara, violoncellista prossima alla cecità: «Ho scoperto il violino sentendolo suonare da alcune compagne alle elementari. Ero una bimba sempre in movimento, quando ho chiesto ai miei di poterlo studiare sono rimasti perplessi, mi hanno indirizzato verso pianoforte, sono stata tenace finché ho ricevuto un violino come regalo di compleanno». Con ironia sottolinea il carattere di Sara, la musicista che interpreta: «Quando ho letto il copione ho sussultato, alcune frasi mi sembravano forti ma non è così. Sara è molto intelligente e sarcastica, un esempio per tutti noi. Ha dovuto conquistarsi da sola l’indipendenza, per questo ha un carattere forte, non vuole sentirsi diversa dai compagni. La più grande soddisfazione l’ho ricevuta ieri sera (lunedì, ndr), un giovane pianista non vedente mi ha scritto: “Brava, nel mondo della musica siamo in tanti come Sara”». Ario Nikolaus Sgroi ha solo 16 anni, studia pianoforte, dà il volto a Robbo, adolescente inquieto: «Mi piace molto, in lui ritrovo la mia immaginazione, come lui sogno ad occhi aperti ma sono meno introverso e più allegro del personaggio che interpreto».

Mamma tedesca, anche lei pianista, papà italiano, un nome musicale foriero del suo futuro Ario: «Il pianoforte mi ha aperto al mondo - dice - offerto opportunità fra cui questa fiction. I miei miti pianistici sono Arturo Benedetto Michelangeli, ancora oggi impareggiabile, e la mia insegnante di pianoforte, per me una guida straordinaria». Il tema dell’insegnante riporta all’immagine del maestro Marioni-Alessio Boni: «Non lo definirei cattivo - dice Ario -. Boni è eccezionale, rigoroso, severo, era completamente calato nel personaggio. Mentre giravo alcune scene vedevo in lui solo Marioni, non l’attore. Oggi non ci sono più insegnanti così, appartengono a un passato lontano che, fortunatmente, non ho conosciuto».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro