Un angolo di Cuba a Sesto: ecco il Buena Vista Social Club

Stasera il concerto al Carroponte

Felix Martinez Montero

Felix Martinez Montero

Sesto San Giovanni (Milano), 24 luglio 2019 - «De altro cedro voy para Marcané / llego a Cueto voy para Mayarì…». Basta l’incipit di Chan Chan, vero e proprio manifesto di quella musica popular cubana tornata a nuova vita grazie al successo del Buena Vista Social Club, per ritrovarsi sul sellino posteriore del sidecar con cui Ry Cooder sfreccia da vent’anni lungo le «avenidas» che portano in hit-parade.

La ristrettezze economiche del «periodo especial» seguito alla caduta dell’Urss, immortalate dalla macchina da presa di Wim Wenders nei malinconici studi della Egrem de L’Avana, in debito di grandeur e di sogni rispetto a quando si chiamavano Panart e sfornavano innocenti motivetti per il corrotto di regime di Fulgencio Batista, hanno allentato la morsa, ma il sentimento di evergreens come Dos gardenias o Veinte Años, ma anche Son de La Loma, Tres palabras, Siboney, El cuarto de tula, El manisero, sono ancora capaci di tratteggiare un’Isla Granda da cartolina come quella impigliata nelle corde della chitarra del Grupo Compay Segundo, in scena stasera sul palco del Carroponte col suo bagaglio di ricordi.

Merito di Salvador Repilado Labrada, figlio di Compay, che ha riunito i musicisti (superstiti) del padre e continua a girare il mondo onorandone la musica. A cominciare, naturalmente, da Chan Chan. Anche se quelle chiamate nel ’96 da Cooder, nei panni di produttore, e da Juan de Marcos, in quelli di direttore artistico, negli studi della Egrem erano le ultime leggende viventi del «sonido cubano», gli ultimi trovadores del son montuno, e quindi oggi non ce ne sono più. Manuel «Puntillita» Licea se n’è andato nel Duemila, Compay (all’anagrafe Máximo Francisco Repilado Muñoz) nel 2003, Ibrahim Ferrer nel 2005, Pío Leyva nel 2006, Orlando «Cachaíto» López nel 2009. Omara Portuondo ha ormai 88 anni e non viaggia più dividendosi tra il suo appartamento con vista sul Malecòn e palcoscenici della capitale come Tropicana Club, Delirio Habanero e Café Cantante, mentre Eliades Ochoa, 73, ha diradato di molto l’attività internazionale.

Nel «grupo» in scena stasera al Carroponte di Sesto San Giovanni l’armonico, chitarra a sette corde inventata dallo stesso Compay, è suonata da Felix Martínez, che si carica così sulle spalle l’eredità morale del leggendario «patriarca del son». «Segundo inventò l’armonico in giovane età inseguendo l’idea di una multifunzionalità che gli consentisse di accompagnare, fare assoli riassumendo le caratteristiche di tre strumenti come chitarra, laúd e trés in uno solo», spiega Martínez.

«Prese una chitarra più piccola di quella classica, un specie di requinto, la chitarrina dei trii messicani, e vi apportò alcune modiche. Delle sette corde, infatti, la terza è doppia. Compay mi ha pure svelato alcuni segreti che metto al servizio del Grupo per avere suoni melodiosi, vellutati, armonici, grazie a uno strumento che svolge una funzione più solistica che ritmica e serve per il controcanto alla voce. L’armonico ha un’accordatura particolare e richiede molta applicazione; lo dico con cognizione di causa, visto che mi sono diplomato sui cordofoni cubani e quindi conosco bene la materia».

 

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