Beppe Carletti: "Con i Måneskin il ritorno delle band"

Il sogno dell'artista, sulla soglia dei 60 anni con i Nomadi, nella redazione del Giorno

Beppe Carletti, 75 anni, fondatore dei Nomadi, ospite nella redazione del Giorno

Beppe Carletti, 75 anni, fondatore dei Nomadi, ospite nella redazione del Giorno

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Milano - Senza parole. Sulla soglia dei sessant’anni coi Nomadi, Beppe Carletti è tornato ieri in redazione al Giorno per raccontare "Sarà per sempre", album strumentale a suo nome in cui trovano posto nuove composizioni figlie del lockdown e vecchie colonne sonore per il cinema quali "Trek Point", "La rugiada di San Giovanni" e "Passi di danza", da cui è tratto il singolo "Pomeriggio d’autunno" accompagnato da un videoclip di Silvia Monga.

Beppe, che rapporto ha con il cinema? "Non è la mia professione, ma è molto stimolante perché quando ti danno un copione in mano ci vuole tanta fantasia ad entrare nello spirito del film che sarà e ai gusti del regista. Oggi ci vuole un bel coraggio a mettere in commercio un album strumentale. Un progetto assolutamente appagante, anche se ho inciso qualcosa come 360 brani e quindi la canzone diciamo che l’ho frequentata abbastanza".

Cosa sarà "per sempre"? "Le cose belle. Quelle che hanno un valore fondamentale per la vita. Sentimenti come l’amicizia o quella libertà che le chiusure degli ultimi due anni ci ha fatto apprezzare come non era mai accaduto prima. Quando nel ’92, nell’arco di soli cinque mesi, se ne andarono prima il bassista Dante Pergreffi e poi Augusto Daolio, pensai di aver toccato il fondo. Non potevo certo immaginare cosa avrebbe portato la pandemia. Dal punto in cui ci ha spinto il Covid si può solo risalire. E questa risalita, per me, inizia con un album di speranza".

Il prossimo anno per i Nomadi fanno 60. "Intendiamo festeggiarli con due concerti a Novellara, dove ci siamo messi assieme, e a Riccione, dov’è cominciato tutto. Due feste popolari senza biglietto in cui vorrei tanto riunire i Nomadi della prima ora e magari portare sul palco pure un’orchestra, per ascoltare certi brani del nostro repertorio in un’altra veste".

Trent’anni senza Augusto. "Già, ma oggi è più amato che mai. E nei concerti è bello sentirlo invocare da ragazzi che l’hanno conosciuto solo dalle canzoni. La scomparsa di Augusto scatenò in me grossi dubbi sull’opportunità di andare avanti, furono i suoi fratelli a convincermi dicendo: devi farlo per lui. Così è stato".

Ci sono ragazzi dall’animo nomade? "I tempi sono cambiati ed è difficile individuarne nell’ottica di allora. Penso però che Ultimo, per come canta e per quello che dice, in Italia sia Primo. Vorrei pure tanto che il successo dei Måneskin riportasse nei giovani l’interesse per i gruppi, anzi per i ‘complessi’ come mi piace chiamarli ancora. Fare musica insieme, la ‘scuola’ della cantina, ha ancora un suo valore".

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