Andrea Laszlo De Simone: "La musica? Ho iniziato giocando con gli strumenti"

Giovane prodigio torinese del pop, si è imposto con “Immensità”, anche sul palco di Triennale

Andrea Laszlo De Simone, 35 anni, ha autoprodotto “Ecce Homo“

Andrea Laszlo De Simone, 35 anni, ha autoprodotto “Ecce Homo“

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Come ci si sente in quelle vesti di “nuovo prodigio del pop” elogiati dal quotidiano francese Liberatiòn? Andrea Laszlo De Simone sembra avere pochi dubbi, lusingato, "anche se i panni che indosso sono sempre e i miei". Trentacinque anni, autodidatta, lo “chanteur prodigieux” torinese ha lasciato un primo segno nove anni fa con l’album autoprodotto “Ecce homo”, ma ad imporlo all’attenzione generale sia stato il successore “Uomo Donna” del 2017 seguito da quell’ “Immensità” che l’ha visto in scena pure sul palco della Triennale per realizzare quel “Il film del concerto” in streaming domani alle 21.30 sulla piattaforma Dice Tv nell’ambito della rassegna itinerante #miamimimanchi, organizzata da MiAmi Festival, e poi on demand.

“Il film del concerto” è un racconto vero e proprio. "È letteralmente il film del concerto. Ma, senza pubblico, un concerto non è un concerto, diventa una performance registrata dalle telecamere, ovvero un film. Quando si fa un concerto ‘vero’ si cura ogni aspetto dell’esibizione in funzione del luogo e delle persone presenti. In questo caso si fa lo stesso, ma in funzione dello schermo. Per garantire uno spettacolo di qualità c’era bisogno di un regista con l’esperienza, la conoscenza dei linguaggi e il gusto necessari a raccontare un concerto di questo tipo: Fabrizio Borelli. Un onore lavorarci assieme".

Il fuoco del film è rappresentato dalla suite ‘Immensità’, divisa in quattro parti, di cui però l’ultimo singolo “Vivo” dovrebbe rappresentare l’epilogo naturale. "‘Immensità’ è un concept sull’elaborazione del lutto strutturato in 4 capitoli, ‘Vivo’, invece, è una riflessione sulla vita. Nel medio metraggio che aveva accompagnato l’uscita della suite avevo provato a immaginare il tempo in modo circolare…o meglio spiroidale. Qui invece insieme a Daniele Citriniti e a Carlo Pastore abbiamo provato a immaginare un percorso in due fasi, buio e luce giocando con gli spazi meravigliosi della Triennale".

A proposito, per lanciare “Vivo” è stata creata una piattaforma (Vivo2021.tv) che trasforma la canzone nel sottofondo delle immagini di webcam sparse per il mondo. "È un’idea sviluppata con Daniele Citriniti e Emiliano Colasanti poi realizzata da Valerio Bulla e Giulio Liberati. Credo che il senso di questa “installazione digitale” si spieghi da solo".

Ha difeso i Måneskin a proposito del presunto plagio di un suo vecchio pezzo, parlando di gogna mediatica nei loro confronti. "La canzone in questione era stata scritta da Anthony Sasso, chitarrista del duo in cui ero batterista qualche anno fa. Onestamente sono rimasto colpito dall’interesse generale per una ‘non questione’ come questa. Penso che ci siano cose più importanti di cui occuparsi".

Dice di non aver mai comprato un disco in vita sua. Tutto questo è frutto, allora, del fatto di avere un fratello maggiore musicista, un papà appassionato di jazz e una mamma amante della classica? "No, credo che sia frutto di tutta la realtà che mi circonda, delle colonne sonore dei film, delle radio dei supermercati, degli amici con la chitarra o quelli che hanno sempre lo stereo acceso… ma dal mio punto di vista la musica è sempre stata una cosa che si fa più che essere una cosa che si ascolta. La ragione specifica per cui faccio musica è legata al fatto che c’erano gli strumenti musicali in casa mia e ci si giocava esattamente come si giocava con il Lego. Sentiste come canta mia sorella…".  

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