Ospedale San Paolo, ecco il pronto soccorso atteso da 10 anni

Taglio del nastro per la nuova struttura. Fontana: "Per assumere serve l’autonomia"

Il primario Marco Gardinali nel nuovo Ps

Il primario Marco Gardinali nel nuovo Ps

Milano, 25 luglio 2019 - Era un evento tale che si sono presentati il presidente della Regione e il suo vice Fabrizio Sala, oltre all’assessore al Welfare Giulio Gallera, all’inaugurazione del “nuovo” pronto soccorso dell’ospedale San Paolo, capitolo secondo. Un cantiere aperto dieci anni fa, a fine 2013 si tagliò il nastro e solo sul primo pezzo di quattro in cui era suddiviso l’ampliamento. Poi i lavori si piantarono per il fallimento dell’impresa appaltatrice, e da allora il pronto soccorso del San Paolo – «che serve un’area molto popolosa di Milano, ha avuto 78.300 accessi nel 2018», ricorda il direttore generale dell’Asst dei Santi Matteo Stocco – ha lavorato stretto nel 50% degli spazi. «Nei prossimi giorni» tornerà a respirare su 3.648 metri quadri, chiarisce Stocco, e tributa al suo predecessore Marco Salmoiraghi il merito d’aver «voluto con forza» ripartire nel 2017, quando il cantiere dissequestrato fu riconsegnato all’ormai Asst nata dal matrimonio col San Carlo.

E ringrazia i tecnici dell’azienda pubblica che hanno riprogettato l’ampliamento: i lavori sono iniziati a ottobre 2018, ora sono ai collaudi; il nuovo pezzo di Ps è «di ultima generazione», sottolinea l’assessore Gallera. Dodici sale visita raggruppate per aree specialistiche coi propri spazi d’attesa, una sala è attrezzata per pazienti critici, una per gli psichiatrici, una per potenziali infettivi. Percorsi separati per codici rossi, bambini, barellati e «autopresentati» al Ps, segnaletica verde e blu leggibile ad anziani e ipovedenti; postazioni per ricaricare i telefonini e paesaggi lombardi alle pareti per offrire anche ai parenti, dice il direttore sanitario Nicola Orfeo, «un certo impatto psicologico».

E una vera area di attesa barellati, che combina l’agognata privacy con un sistema di monitoraggio centralizzato, allarmi e telecamere per il controllo dei pazienti. C’è il progetto di allargarla ancora, destinando 200 mila euro risparmiati (su un budget di 2,7 milioni) al primo pezzo del nuovo Ps, che ha cinque anni e già bisogno di revisione. Intanto, spiega il direttore amministrativo Salvatore Gioia, è stato pubblicato il bando per completare l’ampliamento, altri 2,8 milioni per la Rianimazione al piano inferiore, e l’orizzonte è di due anni, salvo intoppi. Per l’assessore Gallera, il Ps del San Paolo «è un esempio della fatica della pubblica amministrazione, che qui ha affrontato un percorso pieno d’inciampi, ma anche della sua perseveranza. Ha vinto la determinazione delle direzioni e della Regione».

Ringrazia i professionisti che hanno lavorato in condizioni di disagio, il governatore Attilio Fontana li ringrazia anche perché «le norme nazionali ci legano le mani sulle assunzioni e così sarà finché non avremo l’autonomia». Gallera ribadisce che la Regione «sta lavorando» al nuovo ospedale dei Santi – e «vogliamo concordare col Comune e i Municipi le attività sanitarie che resteranno e come riconvertire i due ospedali» –, ma ci vuol tempo: «Questo Ps per anni farà un grande servizio». I sindacalisti dell’Usi Sanità contano 19 anni dall’inizio dell’iter di finanziamento dell’ampliamento del Ps (2001), e chiedono di non dirottare sul nuovo polo i 48 e 42 milioni stanziati in origine per le maxiristrutturazioni dei vetusti San Carlo e del San Paolo: «Considerando i tempi delle opere pubbliche, rischiamo di non avere nessun ospedale in grado di assistere la popolazione del Sud-Ovest Milano nei prossimi 10-15 anni».

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