Milano, l'assessore regionale De Corato fa causa ma la perde

Dovrà versare più di 35mila euro per un monolocale mai acquistato

Riccardo De Corato

Riccardo De Corato

Milano, 25 marzo 2019 - Autogol giudiziario. È finita maluccio per l’assessore regionale Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) una causa avviata insieme al figlio davanti al giudice civile per un monolocale in zona Lambrate che voleva acquistare qualche anno fa. L’affare non andò in porto e De Corato chiese i danni al venditore, ma qualche giorno fa il tribunale gli ha dato torto in primo grado: ci ha rimesso 15mila euro di caparra, quasi 20mila di spese legali e dovrà anche versare 1.500 euro di provvigione all’agenzia immobiliare per l’acquisto mai avvenuto.

L’affare sfumato risale alla fine del 2015, quando l’esponente della destra era consigliere al Pirellone e anche a Palazzo Marino. Lui e il figlio erano interessati a un piccolo appartamento in via Muzio Scevola di proprietà di un anziano fruttivendolo e della moglie. Dopo aver preteso durante le trattative uno sconto sensibile sul prezzo iniziale e aver chiuso l’accordo su 80mila euro, De Corato versò i 15mila di caparra in vista del rogito fissato per l’inizio di marzo 2016. Poi però cambiò idea: non si presentò davanti al notaio, pretese la restituzione della caparra e alla fine intentò causa ai mancati venditori. Chiedeva al tribunale il doppio di quanto già versato (cioè 30mila) sostenendo che un certo muretto della cucina si era rivelato obliquo e non diritto, che non gli avevano mostrato il solaio, che il monolocale era più piccolo del promesso.

Argomenti che però la giudice Caterina Canu ha ritenuto infondati, di fronte all’indubbio mancato rispetto - da parte dei De Corato - del termine fissato per la firma del rogito. E così, chiudendo dopo tre anni il primo round giudiziario, il tribunale civile ha stabilito che l’attuale assessore regionale dirà addio ai 15 mila euro di caparra e ne verserà 10 mila di spese legali ai proprietari difesi dall’avvocato Roberta Busà e altri 10 mila al legale dell’agenzia immobiliare che aveva chiamato in causa. A quest’ultima, dulcis in fundo, deve pure 1.500 euro di mancate provvigioni. In tutto, più di 35 mila euro per un monolocale che ne valeva 80 mila e che non ha più comprato. Non proprio un affarone.

 

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