Gli tolgono il rene sano, nuovo rinvio: "Vergogna, non avremo giustizia"

Giuseppe Calabrò, ex docente di 87 anni, dovrà aspettare 7 mesi di attesa per la prossima udienza. L’avvocato: è malato di tumore, rischia di non vedere mai la fine del processo cominciato nel 2019

L’appello del pensionato rovinato da un’operazione su "Il Giorno" dell’1 ottobre dell’anno

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Milano, 20 maggio 2020 - «Potremmo non avere mai giustizia, potremmo non avere mai la soddisfazione di vedere la fine di questo processo, e l’affermazione di un diritto che ci spetta dal punto di vista giuridico e umano". È uno sfogo amaro quello dell’avvocato Fortunato Renato Russo, che difende Giuseppe Calabrò, l’ex insegnate in pensione di 87 anni, a cui due anni e mezzo fu asportato il rene sinistro sano al posto di quello destro ammalato di tumore. Il processo in cui l’87enne è parte civile e in cui avrebbe dovuto testimoniare il 4 maggio, è stato rinviato di sette mesi, al 21 dicembre 2020. Sette mesi, parliamo di un uomo di 87 anni, malato di tumore. In un primo tempo era stato l’avvocato a chiedere un primo rinvio per il suo assistito che aveva dovuto sottoporsi a un intervento per un aggravamento sempre dovuto all’errore medico.

Il giudice, aveva accolto la sua richiesta, anche per le disposizioni del Tribunale dopo l’emergenza Covid, ma ieri ha stabilito un rinvio a dicembre. Secondo l’avvocato Russo, però, uno slittamento di sette mesi, dal punto di vista legale, non è "coerente" con l’obiettivo di "accertamento della verità", soprattutto rispetto alla età avanzata e soprattutto al "precario stato di salute" del suo assistito. "Si tratta di circostanze - si legge nell’istanza in cui il legale ha chiesto di anticipare l’udienza - per le quali un rinvio eccessivamente lungo metterebbe a rischio la possibilità della sua testimonianza e della conoscenza dell’esito del processo in relazione a fatti di gravissima entità nonché di perdurante e attuale dannosità". L’anziano che, nonostante la malattia, con grande forza ha sempre voluto essere presente alle udienze, aspetta solo di vedersi riconosciuta una giustizia, un riscatto, una soddisfazione umana, prima ancora che processuale, per un errore che di fatto lo ha condannato a morte. Ora non potrebbero più togliergli il rene malato, essendo l’unico rimasto.

Il dibattimento, a carico di due medici dell’ospedale Fatebenefratelli, si era aperto nel settembre 2019. Giuseppe Calabrò era venuto da Reggio Calabria a Milano per l’asportazione del rene destro affetto da tumore, perché quell’ospedale gli era stato indicato come una eccellenza. Per evitare l’espandersi della neoplasia è stato costretto a continue terapie endoscopiche nello stesso ospedale con frequenti viaggi dalla Calabria. Nelle scorse udienze l’anziano signore, con grande coraggio e dignità, aveva detto: "Spero che questo mio caso possa essere di monito per altri. Oggi si fanno moltissimi interventi senza guardare il risultato, il mio è stato solo un caso eclatante fra tanti altri casi".

mail: anna.giorgi@ilgiorno.net  

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