Regione, Violi tende la mano a Fontana: "Autonomia e nomine, collaboriamo"

Proposta del leader Cinque Stelle al neogovernatore

Dario Violi e Attilio Fontana durante il confronto tra i candidati in Rai

Dario Violi e Attilio Fontana durante il confronto tra i candidati in Rai

Milano, 8 marzo 2018 - Dario Violi, candidatosi con il Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione, nei giorni scorsi si è detto pronto a collaborare col nuovo governatore, il leghista Attilio Fontana. Conferma?

«Ovunque ci sia la possibilità di fare qualcosa per migliorare la qualità della vita dei lombardi, noi ci saremo. Ci siamo sempre stati. A Fontana lancio due messaggi, il primo è sulle nomine: chiedo e spero che, a differenza di Roberto Maroni, il nuovo governatore voglia confrontarsi con l’opposizione nella scelta dei manager di società quali Finlombarda, Infrastrutture Lombarde e Lombardia Informatica, società strategiche che nel recente passato hanno avuto più di qualche problema di buona gestione. IL secondo tema è quello dell’autonomia lombarda. L’accordo preliminare firmato da Maroni non vale niente, è un accordo vuoto perché prevede solo 5 materie, tre delle quali inutili e le altre due delegate dallo Stato solo in parte: io sono pronto a far da tramite col Governo nazionale, che dovrà essere a guida Cinque Stelle, per riscrivere completamente l’accordo sull’autonomia della Lombardia e offro a Fontana la mia collaborazione in questa direzione».

Lei ha ottenuto il 17,4% dei voti, aumentando di 4 punti percentuali il consenso riscosso nel 2013 dall’allora candidata del Movimento. Al tempo stesso, però, in Lombardia non siete riusciti a sfondare neppure questa volta nonostante il traino delle elezioni Politiche. Perché?

«È chiaro che dove la gente sta economicamente meglio è più facile ci sia un voto all’insegna della continuità. Detto questo, io penso che il mio sia stato un ottimo risultato. Mi aspettavo di prendere tra il 15 e il 20% delle preferenze e mi sono fermato esattamente a metà di questa forbice: sono contento. E il fatto che il Movimento abbia aumentato il suo consenso in Lombardia a fronte di una Lega che qui ha fatto il pieno di voti sta a significare che abbiamo fatto breccia non più solo nell’elettorato che vota per protesta ma anche tra quei lombardi che non ci avevano mai scelto prima. La nostra proposta è stata ritenuta seria. Nella provincia di Monza e Brianza siamo andati molto bene così come a Mantova e nell’hinterland di Milano, tutti territori importanti. Nella Lombardia pedemontana invece abbiamo molto da lavorare».

Pare chiaro che abbiate eroso elettori e consensi al Pd...

«Sì, direi che è un dato di fatto che emerge anche in Lombardia. Il risultato negativo del Pd non mi ha stupito: in questi mesi di campagna elettorale ho incontrato molte persone che hanno raccontato di essere rimaste deluse dal Partito democratico, persone che hanno creduto in Matteo Renzi, che si sono dovute ricredere e che hanno scelto, quindi, di seguire noi. È anche per questo che il Movimento 5 Stelle in Lombardia non è rimasto schiacciato sotto la massa di consenso della Lega ma ha aumentato il suo appeal elettorale. Ora c’è da lavorare e da continuare su questa via».

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