Referendum sulla giustizia, flop anche nella città di Salvini

A Milano affluenza ai seggi bassissima (16,3%), al di sotto della media nazionale

Matteo Salvini mentre vota al referendum

Matteo Salvini mentre vota al referendum

È la città del leader della Lega Matteo Salvini, uno dei proponenti dei cinque referendum sulla giustizia, è la città del fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi, che del garantismo ha fatto una bandiera, ma a Milano l’affluenza alle urne per i cinque quesiti non ha superato neanche la media nazionale, già bassissima e lontanissima dal quorum del 50% più uno dei voti validi. I milanesi hanno preferito andare al mare, in montagna, al parco o restare in casa piuttosto che recarsi ai seggi.

Alle 23 (si votava dalle 7 alle 23) i cittadini che si erano recati nelle 1.248 sezioni elettorali erano appena il 16,31% (753 sezioni su 1.248), al di sotto della media di affluenza nazionale. Alle 19 non si era andati oltre il 12,06%, 114.507 votanti. Dato deludente anche rispetto alla media nazionale: 13%. Alle 12 non era andata meglio, anzi: 5,53%, cioè 52.541 votanti. Sempre peggio della media nazionale nelle ore iniziali di apertura dei seggi: 6,68%. Un flop senza se e senza ma.

Salvini e Berlusconi ieri hanno votato nel capoluogo lombardo, ma neppure la loro presenza in città è servita a granché. L’attenzione sui cinque referendum è rimasta a livelli bassissimi e i seggi milanesi sono rimasti semi-deserti per tutta la giornata. Il segretario del Carroccio, in mattinata, quando si è recato nel suo seggio di via Martinetti, aveva già intuito il prevedibile esito della scarsa affluenza alle urne, e non solo a Milano, tanto che commentava "al di là del quorum spero in milioni di sì" e invitata i cittadini "a sfondare questo muro di omertà". Niente da fare. Berlusconi, intanto, nel suo seggio di via Ruffini rompeva il silenzio elettorale e parlava di vari temi con i giornalisti accorsi ad aspettarlo. Non è mancato neanche un attacco dell’ex premier alle "toghe politicizzate" riferendosi agli arresti di Palermo e un suo commento sulla legge Severino, la stessa norma a causa della quale il leader azzurro era stato espulso dal Senato e che il primo dei quesiti puntava a modificare radicalmente. Niente da fare: il quorum non è stato raggiunto e la Severino resta in vigore.

La temperatura elettorale milanese sui referendum è stata tenuta bassa anche dal sindaco Giuseppe Sala, che nelle scorse settimane e negli ultimi giorni ha sempre evitato di pronunciarsi sul "sì" o sul "no" rispetto ai cinque quesiti. "Li sto studiando", ha continuato a ripetere. Il primo cittadino, in ogni caso, aveva annunciato che si sarebbe recato alle urne, ma sabato mattina ha scoperto di essere positivo al Covid e ieri, dunque, è dovuto restare in casa in isolamento: un astensionista in più. Il risultato finale non è cambiato. Referendum flop.

 

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