Giunta regionale, i tre nodi da sciogliere

Intese nazionali, donne e province: questi i rebus. Verso 14 assessori

Francesca Brianza

Francesca Brianza

Milano, 21 marzo 2018 - Sono tre i tasselli che devono andare a posto perché la nuova Giunta regionale targata Attilio Fontana possa essere scelta, annunciata e iniziare a lavorare.

Innanzitutto bisogna che si chiarisca il quadro nazionale, bisogna capire quali partiti faranno parte del Governo e con quali accordi. In questi giorni Forza Italia ha fatto capire alla Lega che un’eventuale alleanza tra la stessa Lega e il Movimento 5 Stelle a livello nazionale potrebbe provocare la rottura dell’unità del centrodestra anche in Veneto, Lombardia, Liguria e Sicilia, le Regioni oggi governate dalla coalizione. Per alcuni si tratterebbe di una minaccia dall’agibilità limitata ma sta di fatto che ieri è spuntato il nome del leghista Massimiliano Fedriga come possibile presidente della Camera dei Deputati nell’ambito di un accordo centrodestra-Movimento 5 Stelle. Fedriga è proprio l’uomo che la Lega intendeva candidare alla presidenza del Friuli Venezia Giulia, preferendolo a Renzo Tondo, candidato sul quale si sono impuntati Forza Italia e Fratelli d’Italia. Una scelta che potrebbe far parte di un accordo certo più ampio, ampio fino al punto da coinvolgere, per l’appunto, le questioni nazionali: presidenze delle Camere ed equilibri di Governo.

Il secondo problema che sta rallentando la formazione della Giunta è la rappresentanza delle province. Nella legislatura di Roberto Maroni Brescia aveva 4 assessori. Una situazione che ora potrebbe riproporsi e che non entusiasma altri territori. Quanto ai bresciani, la Lega è decisa a puntare su Fabio Rolfi e Davide Caparini, Forza Italia su Alessandro Mattinzoli e in Fratelli d’Italia non sono ancora tramontate le chance dell’assessore uscente Viviana Beccalossi. Nella Giunta precedente, Como rimase esclusa. Da qui il nome di Alessandro Fermi, forzista benedetto dalle preferenze, che potrebbe però doversi “accontentare” della presidenza del Consiglio regionali. Il terzo e ultimo nodo ha a che fare con le quote rosa, ovvero l’obbligo di riservare alle donne almeno il 40% dei posti nell’esecutivo di Palazzo Lombardia. In queste ore si è tornati a lavorare ad una Giunta di 14 assessori, questo significa che le donne dovranno essere 6. Le uscenti Claudia Terzi, Simona Bordonali e Valentina Aprea hanno già fatto sapere di preferire il Parlamento. Restano in corsa per la Regione, Francesca Brianza ed Elena Poma (Lega), Silvia Sardone ed Elena Centemero (Forza Italia), la Beccalossi e Lara Magoni (Fratelli d’Italia). Nomi che, però, devono incastarsi con l’equilibrio tra le province. Da qui la difficoltà.

Ad oggi pare più che probabile che la nuova Giunta regionale targata Fontana sia annunciata non prima della metà della prossima settimana e che, come detto, gli assessori alla fine saranno 14. I nomi? Poche novità. Per la Lega sono in pole Davide Caparini (Bilancio), Stefano Bolognini, Fabio Rolfi (Casa e Politiche sociali), Francesca Brianza, Elena Poma, Massimo Sertori (Montagna) e Stefano Bruno Galli (Autonomia ed enti locali). Per Forza Italia Giulio Gallera (Sanità), Fabrizio Sala (Attività produttive), Silvia Sardone e Alessandro Mattinzoli (Trasporti). Per Fratelli d’Italia almeno uno tra Beccalossi, Magoni e Riccardo De Corato.

 

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