Regionali, Gori e Orlando a Mdp: uniamoci o vince la destra di Salvini

Sala: i neofascisti si stanno rafforzando. Il candidato: stop disuguaglianze

STRATEGIE Il candidato presidente di Regione Lombardia Giorgio Gori, 57 anni

STRATEGIE Il candidato presidente di Regione Lombardia Giorgio Gori, 57 anni

Milano, 3 dicembre 2017 - L'auspicio di trovare un accordo con Mdp, la necessità di far ripartire in Lombardia l’ascensore sociale, le avvisaglie di un crescendo dell’estrema destra. Questi i temi scanditi ieri da Giorgio Gori, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Andrea Orlando, ministro della Giustizia, e dal sindaco Giuseppe Sala nell’ambito di «Lombardia domani»: 25 tavoli, 700 partecipanti e un programma elettorale al quale contribuire, quello dello stesso Gori. «Sono molto testardo e ci tengo: vorrei che Mdp fosse con noi, mi dispiacerebbe se mancasse un pezzo – fa sapere il candidato governatore –. Il meccanismo elettorale regionale è diverso da quello nazionale, in Lombardia non c’è un secondo tempo, non si può dire “ci vediamo dopo il voto” come ha fatto Pier Luigi Bersani: qui o si vince tutti assieme o si fa governare altri 5 anni il partito di Matteo Salvini. La Lombardia è davvero un luogo di frontiera dove ci giochiamo un pezzo di futuro non solo dei lombardi ma di tutto il Paese».

«Il centrosinistra ha fatto uno sforzo importante per costruire una coalizione vasta, plurale, in grado di rappresentare la società e le esperienze civiche – sottolinera Orlando –. Se c’è un posto in cui risulta incomprensibile la scelta di alcune forze politiche di non partecipare alla coalizione, questo posto è la Lombardia. La sfida è battere una destra lepenista e fascista e Gori credo sia la persona migliore per vincerla. La mancata unità del centrosinistra, già difficile da spiegare a livello nazionale, qui non si può spiegare». A proposito di lepenismi e fascismi, è Sala il primo a sottolineare la criticità del momento: «A Milano ci sono segni che il mondo neonazista e neofascista si sta rafforzando e sta entrando nelle fasce più deboli – ammette il sindaco –. Se posso, parteciperò alla manifestazione indetta dal Pd dopo i fatti di Como perché, senza drammatizzare, credo che la situazione sia grave. Su questo tema è necessario incalzare tutti a dare una risposta: la Lega, che ha tante anime, ma anche i Cinque Stelle».

Poi il primo cittadino torna a chiedere le dimissioni di Stefano Pavesi, consigliere del Municipio 8 eletto nelle fila della Lega Nord e militante di Lealtà Azione destinatario di una proposta di Daspo. «Nelle città governate dal centrosinistra si è dimostrato che scommettere sull’inclusione è un buon investimento sociale ed economico. Un modello che ha consentito di costruire le condizioni per una società avanzata ed equilibrata. Ma ci sono elementi di allarme: i fatti di Como – rileva Gori – dicono di un’infiltrazione di una destra pericolosa». «La sfida di Giorgio alle Regionali – conclude Orlando – è una battaglia che combattiamo anche per evitare che fatti come quelli di Como diventino frequenti in questo Paese: sono pericolosi gli skinheads ma anche quelli che fanno finta di non vederli». Infine le priorità del programma: «In Lombardia sono cresciute le disuguaglianze che sono freno allo sviluppo oltre che una condizione eticamente non accettabile. Sono rimasto colpito dal rapporto del Censis dove si rimarca il rapporto fra l’immobilità della società e la nascita di sentimenti di rancore in cui trovano spazio messaggi politici e promesse roboanti che non si traducono concretamente. Abbiamo la necessità di far ripartire in questa regione l’ascensore sociale, fermo al piano terra da troppo tempo».

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