Elezioni a Milano, Sala sferza il centrodestra: "Noi morali, loro no"

Nel programma del sindaco anche la critica agli “yes men’’ berlusconiani e all’epoca post moderna morattiana

Beppe Sala

Beppe Sala

L’aveva preannunciato: niente programmi elettorali chilometrici, in fondo non sono più i tempi dell’Unione di Romano Prodi, che propose un documento di 281 pagine. Il sindaco Giuseppe Sala, invece, ha scelto un approccio diverso e ieri ha caricato nel suo sito Internet il programma elettorale del centrosinistra per le Comunali del 3 e 4 ottobre: 19 pagine. Il titolo? "Milano sempre più Milano. Programma 2021-2026".

Il primo cittadino targato centrosinistra punta al bis a Palazzo Marino ma, come ha già spiegato in altre occasioni, lui e la sua coalizione non puntano sulla continuità ma sulla discontinuità anche rispetto all’operato della sua amministrazione negli ultimi cinque anni. "Noi rappresentiamo ancora e sempre l’unica e vera novità politica per Milano, anche a costo di essere in discontinuità con noi stessi – si legge nelle prime righe del programma –. Noi chiediamo alla città di rinnovarci la fiducia non semplicemente per completare il lavoro fatto nei primi cinque anni, ma per realizzare la nuova Milano protagonista del Post Covid". Una Milano che secondo l’attuale primo cittadino deve essere "più semplice, più verde, più connessa, più giusta e più internazionale". Non mancano le stoccate al centrodestra. "Siamo molti diversi dai nostri avversari", premette il programma, per poi mettere uno dietro l’altro i tre valori su cui Sala intende fondare i prossimi cinque anni di governo: "Incorruttibilità, capacità e indipendenza". Ed ecco, a corredo della terza parola d’ordine, l’affondo: "Milano non ha bisogno di governanti “yes men’’ o “yes women’’ nei confronti dei potentati che li hanno eletti, a cominciare da Arcore e dintorni, Milano ha bisogno di un pensiero libero (...) e non cerca e non vuole uno sguardo costantemente rivolto al passato". Ogni riferimento ai 15 anni di governo della città con i sindaci Gabriele Albertini e Letizia Moratti scelti dal leader di FI Silvio Berlusconi sembra puramente voluto. La ex sindaca è citata in un passaggio: "Negli ultimi anni Milano è uscita dalle ambiguità del postmoderno (di cui era preda nel periodo morattiano), ha riconquistato la sua dignità morale con Pisapia, ha colto la lezione dell’Expo", mentre più avanti si legge che "noi abbiamo determinato la trasformazione di Milano da capitale del forzaleghismo a metropoli aperta". A proposito di moralità politica, il sindaco ha voluto inserire nel programma un concetto che aveva fatto sollevare un po’ di perplessità un mese fa, al momento della presentazione delle campagna di comunicazione di Sala all’Umanitaria: "Solo noi abbiamo le caratteristiche morali e di affidabilità per gestire a favore della città i finanziamenti europei da cui dipende il futuro di Milano".

Ultima nota: la candidata del Pd Dijana Pavlovic, portavoce del movimento Kethane Rom e Sinti, è sostenuta dalle Sardine.  

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