Fontana-Gori, sfida all’ultimo voto: "Le periferie saranno determinanti"

La sondaggista Alessandra Ghisleri: centrodestra in vantaggio, ma il sindaco recupera

Alessandra Ghisleri

Alessandra Ghisleri

Milano, 1 febbraio 2018 - Come si vince un’elezione ? Conta di più la forza dei partiti che ti appoggiano o la capacità di comunicare, contano di più gli impegni che si prendono o l’appeal e il look ? Come si diventa governatori della Lombardia ? Chi ha più possibilità di farcela, Attilio Fontana o Giorgio Gori? Lo abbiamo chiesto ad Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, sondaggista conosciuta anche dal grande pubblico per le frequenti apparizioni televisive nel salotto di Bruno Vespa e in numerosi altri talk show.

Chi vincerà?

«Manca più di un mese al voto, possono ancora succedere tante cose. Il nostro ultimo sondaggio dava in testa il candidato del centrodestra con un vantaggio abbastanza significativo».

La rinuncia di Maroni ha cambiato la partita?

«Bisognerà vedere se c’è un progetto di continuità o meno con quello che è stato fatto in questi cinque anni. Questo ancora non si è capito».

Fontana ha esordito con una gaffe, la battuta sulla razza bianca a rischio.

«Da una parte la frase sulla razza bianca gli ha dato più notorietà e visibilità e dall’altra però ha messo in secondo piano i suoi programmi per la Regione».

Che giudizio danno i lombardi sull’operato della Regione a guida Maroni?

«C’è una diffusa sensazione positiva perché il sistema funziona, i servizi tutto sommato sono buoni, ma la gente è molto severa e pretende il massimo. L’operato della giunta Maroni ha un gradimento fra il 56 e il 58 per cento, ovviamente con una soddisfazione molto alta fra gli elettori appartenenti al centrodestra. Però anche fra gli elettori del centrosinistra e dei cinquestelle, uno su tre si dice contento».

A quando risale questo sondaggio?

«Ai primi di gennaio».

Gori è molto più conosciuto di Fontana. Questo può incidere sull’elettorato?

«Sull’elettorato influiscono tante cose: l’immagine, conta se sai parlare oppure no, conta come ti vesti, conta la tua famiglia. Gori ha una notorietà che gli deriva dal suo curriculum, dal fatto di essere il sindaco di Bergamo».

Quest’ultima circostanza è significativa, secondo lei? Anche Fontana è stato sindaco di Varese…

«Sì, però Gori lo è tuttora. Bisognerebbe chiederlo ai bergamaschi se sono contenti di perdere il loro sindaco».

Due anni fa era il sindaco più amato d’Italia e ancor oggi è fra gli amministratori più apprezzati…

«Appunto, non so se i suoi cittadini apprezzino anche che se ne vada».

Il fatto che Liberi e Uguali abbiano scelto di andar da soli candidando Onorio Rosati e rifiutando di sostenere Gori, può far pendere la bilancia dalla parte del centrodestra?

«I nostri sondaggi non danno alla sinistra di Liberi e Uguali in Lombardia più del 5 per cento, ma certo per Gori è comunque un danno».

I Cinquestelle a livello nazionale valgono quasi il doppio di quel che valgono in Lombardia. Come mai?

«Sono molto forti al Sud. In Lombardia, Veneto e Piemonte, salvo alcuni casi come a Torino dove hanno il sindaco, fanno fatica ad arrivare al 20 per cento. Il loro candidato, Dario Violi, ha una scarsa notorietà».

Le elezioni si vincono a Milano?

«No. La Lombardia è terra di laghi, di montagne e di fiumi, ha territori molto diversi fra loro, bisogni diversi. I candidati dovranno dimostrare di essere di tutti».

Le liste che portano il nome del candidato potranno avere successo?

«Penso che siano utili per raccogliere il consenso di quegli elettori che non si riconoscono in un partito».

Lei ha detto prima che conta anche il look. Come giudica il look dei due principali candidati?

«Fontana si è tagliato la barba perché pare che glielo abbia chiesto Berlusconi, Gori si veste sempre con la camicia bianca botton down con il completo blu».

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