Elezioni a Milano, la mappa politica: l'effetto-Sala vale il 20%, al Pd un voto su tre

La lista del sindaco prende più voti di Forza Italia, i Dem più dell'intero centrodestra. Exploit di Europa Verde, tiene la Lega, crolla il M5S

Beppe Sala rieletto sindaco di Milano

Beppe Sala rieletto sindaco di Milano

Milano - "Ho preso 40-50mila voti in più rispetto al 2016". Non appena le proiezioni lo proiettano al secondo mandato senza passare dal ballottaggio, Giuseppe Sala getta sulla bilancia tutto il proprio peso politico, rivendicando il fatto che "il centrosinistra non è mai arrivato a vincere al primo turno a Milano dal 1993, cioè da quando c'è l'elezione diretta del sindaco".

Un successo certificato dai numeri, con la lista 'Beppe Sala Sindaco' al 9,2%, praticamente ai livelli dei partiti di centrodestra: la Lega è al 10,8%, Fratelli d'Italia al 9,9%, Forza Italia al 7,2%. Direttamente riconducibili al primo cttadino ci sono poi altre due liste civiche, 'I Riformisti con Sala' (4%) e 'Milano in Salute' (1,6%), senza dimenticare quell'Europa Verde cui Sala ha deciso di aderire e che a Milano tocca il 5,1%. Il primo cittadino, dunque, può vantare un 'pacchetto personale' di voti che sfiora il 20%, pur con tutti i distinguo del caso e, soprattutto, in attesa dell'analisi dei flussi di voto. La fotografia che esce dalla urne è comunque quella di un sindaco forte, testimoniato anche dal maggior consenso al candidato rispetto alla somma delle liste che lo sostengono.

Dato a Sala quel che è di Sala, a livello di partiti brilla e non poco il risultato del partito del Pd, che esce dalla urne forte del 33,7%: un milanese su tre che si è recato a votare (il 47,6% degli aventi diritto, in netto calo rispetto al 54,6% di cinque anni fa), lo ha fatto per il Partito democratico che da solo prende più dell'intera coalzione di centrodestra, ferma al 32,1%. L'astensione record, dunque, ha colpito soprattutto il centrodestra che, infatti, nel 2016 - con Stefano Parisi candidato sindaco - al primo turno tallonava Sala: 40,7% contro 41,7% del futuro sindaco. Oggi, invece, i tre principali partiti della coalizione sommati insieme non arrivano ad avvicinare il Pd. Pd che a Milano ottiene il suo risultato di gran lunga migliore, confrontato con le altre metropoli: a Torino è al 28,6%, a Roma al 16,3% e a Napoli al 12,5%.

Il Pd cresce anche nel confronto con le Comunali di cinque anni fa, dove aveva comunque ottenuto un ottimo 29%, confermandosi di fatto come l'unico vero partito del centrosinistra (fatta eccezione per Europa Verde che però, come detto, a Milano ha beneficiato dell'effetto-Sala). Sul fronte opposto, invece, al tracollo ormai fisiologico di Forza Italia (nel 2016 era al 20,2%), fanno da contraltare una sostanziale tenuta della Lega che alle comunali meneghine non ha mai sfondato (cinque anni fa era all'11,7%) e l'altrettanto fisiologica ascesa di Fratelli d'Italia che alla scorsa tornata era ferma al 2,4%.

Numeri da guardare con attenzione in ottica elezioni politiche, quando viene meno l'effetto-traino di candidati forti e autorevoli tipico delle amministrative, e quando l'astensione sarà ovviamente minore. Oggi la città pare saldamente in mano al centrosinistra, come ormai da una decina d'anni d'altronde, ma nel 2023 si giocherà una partita diversa. Un peso molto differente dovrebbe averlo anche il Movimento Cinque Stelle, che oggi si lecca le ferite con un misero 2,8% a fronte del dignitoso 10% di cinque anni fa (candidado sindaco Giancluca Corrado), ma che ha nelle Politiche la sua tornata elettorale tradizionalmente più favorevole e che potrebbe dunque spostare equilibri (e percentuali) anche significativi.