Di Maio non sfonda al nord: "Una manovra di palazzo"

Lo scisma del Movimento 5 Stelle non provoca alcuna ricaduta al Pirellone né nei Comuni almeno per ora. "Operazione concertata da Roma in giù"

Milano - «Una manovra di palazzo che in Lombardia non avrà ricadute significative né in Regione né nei Comuni". Così Dario Violi bolla l’iniziativa di Luigi Di Maio che martedì sera ha deciso di lasciare il Movimento 5 Stelle portando con sé una pattuglia di 51 deputati e 11 senatori, per un totale di 62 parlamentari, ridimensionando non di poco il peso dei pentastellati a Roma. Un’eventualità, questa, non destinata a ripetersi al Pirellone né nelle amministrazioni municipali lombarde, stando a quanto assicura Violi, coordinatore del Movimento 5 Stelle per la Lombardia. ​«Quella di Di Maio è stata una manovra di palazzo organizzata a Roma e che ha coinvolto il Movimento dalla capitale in giù. Nulla che sia passato da un confronto con i territori, a partire dalla nostra regione". A questo proposito Violi fa notare come, almeno per ora, tra gli ex pentastellati che hanno deciso di aderire a "Insieme per il futuro", il nuovo sodalizio del ministro degli Esteri, non ci sia quasi nessun eletto al nord o nessun rappresentante del nord. Le uniche eccezioni sono Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Affari Esteri, che nel 2018, sebbene nato a Palermo, fu eletto nel collegio plurinominale Lombardia 1, la torinese Laura Castelli, sottosegretaria a Economia e Finanze, e Simona Nocerino, senatrice nata a Milano.

Secondo Violi la scelta di Di Mario è dovuta allo scontro intorno al Movimento sul doppio mandato, più che a divergenze sostanziali sulla politica estera, la posizione dell’Italia nella Nato e le scelte per porre fine all’invasione russa dell’Ucraina. "La base del nostro Movimento – fa sapere Violi – è sollevata dall’addio di Di Maio, si sente liberata. Ora possiamo tornare a occuparci di problemi veri, dei problemi del Paese e della difficilissima situazione internazionale in cui siamo coinvolti anziché rimanere ripiegati nel dibattito interno e prendere lezioni di anti-populismo da chi fino all’altro ieri ha battuto le mani ai gilet gialli francesi". Ogni riferimento a Luigi Di Maio sembra puramente voluto.

 

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