Decreto sicurezza, Milano chiede la sospensione e i 5 stelle non partecipano al voto

In Consiglio comunale passa ordine del giorno promosso dalla lista Noi Milano. Protesta del sindacato Cub sotto la Prefettura

La manifestazione dei sindacati di base contro il Decreto sicurezza a Milano

La manifestazione dei sindacati di base contro il Decreto sicurezza a Milano

Milano, 26 novembre 2018 - Mentro domani il Decreto sicurezza passerà dal voto della Camera  con la questione di fiducia (con analoga modalità il provvedimento ha già fatto tappa al Senato), a Milano scoppia la protesta sia a livello istituzionale che di piazza. Il Consiglio comunale ha infatti approvato, nella seduta di lunedì 26 novembre, un ordine del giorno con cui chiede la sospensione degli effetti del decreto. Quasi contemporaneamente nel centro della città il sindacato di base Cub dava vita ad un corteo di protesta partito da piazza San Babila e conclusosi sotto la Prefettura. 

Per quanto riguarda il documento approvato dal Consiglio comunale, l'ordine del giorno anti-decreto sicurezza è passato con 25 voti a favore e 8 contrari. I consiglieri del Movimento 5 stelle non hanno partecipato alla votazione lasciando l'aula al momento della votazione. Palazzo Marino in buona sostanza "chiede al ministro dell'Interno ed al Governo di sospendere gli effetti dell'applicazione del Decreto Legge Sicurezza e ad aprire un confronto con Milano e le città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete di tale Decreto sull'impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori".

In calce, la firma di Marco Fumagalli, consigliere della Lista Sala nel Consiglio Comunale di Milano. Nel testo si legge che il decreto Salvini "elimina la possibilita' per le commissioni territoriali e per il Questore di valutare la sussistenza dei gravi motivi carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato Italiano, abrogando di fatto l'istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari", oltre a "prolungare il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri da 90 a 180 giorni e a eliminare gli sportelli comunali informativi e di supporto agli stranieri che intendono accedere ai programmi di rimpatri volontari assistiti".

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