Il sindaco Sala provoca: "Decreto salva Roma? Ci diano lo spingi Milano"

Il primo cittadino critico col Governo

Giuseppe Sala, sindaco di Milano

Giuseppe Sala, sindaco di Milano

Milano, 3 maggio 2019 - Non sembra un «no» definitivo, quello opposto dal sindaco Giuseppe Sala a chi gli chiede se sia disponibile a correre come candidato premier del centrosinistra. Ospite della trasmissione televisiva “Tribù” in onda su Sky, il primo cittadino, a domanda, ribadisce di voler portare a compimento il mandato affidatogli dai milanesi, poi, e solo poi, se ne parlerà: «Adesso lo escluderei – risponde per l’esattezza Sala –. Milano va bene in Italia e siamo a poco più di metà del mandato, bisogna arrivare alla fine. Bisogna fare una cosa alla volta ed io per cinque anni farò il sindaco. Però – rimarca sibillino – so gestire le complessità e amo farlo». Quindi una sottolineatura pepata: «Penso che non me lo chiederebbero. Io – invece – mi chiedo se abbiamo bisogno di persone come me o di persone che con gli slogan governano il Paese». Pepe, per l’appunto.

Dagli scenari di premiership alla scelte dell’attuale esecutivo col mirino puntato, in particolare, sul decreto con il quale il Governo gialloverde intende aiutare la capitale a ripianare il proprio Bilancio, un decreto fin dall’inizio contestato da Palazzo Marino, che per far quadrare i conti è ricorso ai dividendi delle proprie partecipate in attesa che entrino in vigore le nuove tariffe del trasporto pubblico locale: «Sono pronto a fare un patto con il sindaco di Roma, Virginia Raggi – fa sapere Sala tra il serio e il faceto –: le direi a te il Salva-Roma, a me lo Spingi-Milano». Chiarissimo il senso politico della provocazione lanciata dal numero uno di Palazzo Marino. Registro decisamente più disinvolto, quello del sindaco di Milano, quando gli si chiede se sarebbe disposto a fare il primo cittadino anche a Roma: «No, è troppo anche per me».

Ancora fresca l’impressione provocata dai fatti di lunedì sera: «Sono furioso per quello che è successo a Milano, anche perché una parte della politica tollera queste cose». Il riferimento è a quanto accaduto nel corso delle commemorazioni organizzate dall’estrema destra per ricordare la morte del giovane militante di destra, Sergio Ramelli, ucciso nel 1975. «La Costituzione è sacra, non è un vestito buono che si mette in belle giornate, se non gli va bene la cambino – tuona il primo cittadino –. Alcuni rappresentanti di partiti che sono al Governo si sono rifiutati di rispettare quanto deciso dal Prefetto che aveva vietato il corteo».

Infine Sala spiega che è stato «importante esserci alla commemorazione istituzionale» dello stesso Ramelli e a chi gli chiede conto del perché non indossasse la fascia tricolore durante la commemorazione, risponde che l’anno prossimo potrebbe pensarci. L’ultima nota è per il caso giudiziario che sta coinvolgendo il sottosegretario Armando Siri: «In Italia due cose sono sacre: l’antifascismo e la lotta alla mafia. In questo caso io credo che Siri si debba dimettere» sentenzia Sala.

 

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