Inchiesta Pio Albergo Trivulzio, gli infermieri: "Minacciati se usavamo le mascherine"

Indagine per omicidio colposo ed epidemia colposa, cominciati gli interrogatori

Pio Albergo Trivulzio

Pio Albergo Trivulzio

Milano, 20 aprile 2020 - Sono iniziate questa mattina alcune delle audizioni di medici, infermieri e parenti delle persone decedute nell'ambito dell'inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio condotta dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi. Le persone informate sui fatti vengono sentite in videoconferenza.

L'indagine ipotizza i reati di omicidio colposo ed epidemia colposa in relazione a presunte lacune nei protocolli di sicurezza e prevenzione del contagio del coronavirus. Da inizio marzo a poco prima di Pasqua sono 200 le persone che hanno perso la vita nella storica casa di riposo milanese, molti con sintomi da coronavirus. Solo in alcuni casi l'infeezione è stata accertata dai tamponi che sono iniziati negli ultimi giorni

"Ci minacciavano se usavamo le mascherine, non dovevamo spaventare i pazienti". Sono i racconti di alcuni infermieri e operatori raccolti nell'inchiesta della Procura di Milano su presunte irregolarità nella gestione dell'emergenza coronavirus nelle case di riposo. Stando ai racconti dei lavoratori e a una lettera di diffida che era stata inviata dai sindacati Cisl e Cgil ai vertici della struttura (tra cui il dg Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia e omicidio colposi) gli operatori avrebbero ricevuto le mascherine per proteggere loro stessi e gli anziani ospiti oltre un mese dopo lo scoppio dell'epidemia in Lombardia, il 23 marzo scorso. E gli stessi sindacati avevano parlato delle "velate minacce" agli operatori. Anche tra lo stesso personale del Trivulzio, però, in questi giorni sono volate accuse incrociate tra chi difende i vertici e chi li accusa, come hanno fatto molti familiari degli anziani con le loro denunce. Il Trivulzio in un documento scrive che già «dal 22 febbraio» iniziò a isolare i pazienti con sintomi, anche se non poteva fare tamponi perché riservati solo «agli ospedali», e che ha sempre fornito le mascherine pur nelle difficoltà di «approvvigionamento».

Nel frattempo, si indaga anche sul ricovero di pazienti con polmoniti già da gennaio nel reparto di degenza geriatrica 'Pringe' del Pat, altro fattore che potrebbe aver alimentato i contagi, oltre che sui noti trasferimenti di pazienti Covid nelle altre Rsa sulla base delle delibera regionale dell'8 marzo. Il Trivulzio fece da centrale di smistamento di quei malati, un «servizio», si legge in un documento del 14 marzo, che svolgeva per conto della 'Unità di crisi di Regione Lombardia'. 

Comitato parenti: "Silenzio assordante da Regione Lombardia"

La situazione al Pio Albergo Trivulzio di Milano "è molto critica. Dalle informazioni non ufficiali che abbiamo raccolto da inizio marzo sono circa 200 gli anziani deceduti su mille degenti, circa 200 sono quelli positivi al Covid-19, il personale è fortemente sotto organico e su 1.100 operatori sanitari quasi 300 sono a casa in malattia. Bisogna intervenire subito per salvare le vite dei nostri genitori e dei nostri nonni. Siamo preoccupati anche per il personale sanitario costretto a lavorare con turni massacranti". Lo ha affermato Alessandro Azzoni, portavoce del Comitato Giustizia e Verità per le vittime del Trivulzio. "Le testimonianze che stiamo raccogliendo da parte dei parenti degli ospiti sono allarmanti. È in gioco la vita di persone fragili e indifese. Chi ha reali intenzioni di salvarle? Rivolgiamo questo appello alla politica e alla dirigenza del Pio Albergo Trivulzio. Attendiamo risposte immediate, il tempo per salvare i nostri cari è ormai scaduto. C'è un silenzio assordante da parte delle istituzioni, a partire dalla Regione Lombardia, responsabile della gestione sanitaria".

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