Appalti e tangenti: Lara Comi e quelle consulenze sospette

Caianiello sull’indagata: «Vabbè, ma quanto ha preso questa?»

L’europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi

L’europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi

Milano, 16 maggio 2019 - «Lara Comi ha due lauree in Scienze economiche e Management internazionale e un master. Era perfettamente in grado di prestare quella consulenza». L’avvocato Gian Piero Biancolella nega ogni ipotesi di illecito finanziamento per i 31 mila euro versati a una società dell’eurodeputata di Forza Italia dal leader di Confindustria lombarda Marco Bonometti per quella consulenza che agli inquirenti è sembrata piuttisto la scopiazzatura di una tra le tante tesi di studenti che si trovano online in materia di marketing. «Accusa assurda - si difende Comi - non avevo nessuna necessità di una falsa consulenza per ricevere un finanziamento politico». Però non è la prima volta che il nome di Comi spunta dalle carte della maxi inchiesta su affari e tangenti tra Milano e Lombardia, condotta da Gdf e carabinieri e guidata dai pm Luigi Furno, Adriano Scudieri e Silvia Bonardi, coordinati dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci. «Se non vediamo non vedrà più nemmeno lei! Giusto Loris?». Il tema della conversazione intercettata al ristorante, lo scorso fine novembre, era una consulenza per un primo acconto di 38 mila euro da parte dall’ente pubblico Afol città metropolitana a una società secondono gli inquirenti riconducibile a Comi.

A parlare era Giuseppe Zingale, dg della stessa Afol, con «Nino» Caianiello, ex coordinatore varesino azzurro ritenuto il “burattinaio” del sistema corruttivo e con Loris Zaffra, ex fedelissimo di Bettino Craxi e tra i protagonisti dell’epoca di Mani Pulite. Durante la conversazione Nino interviene: «Veniamo sulle due cose, uno questa cretina della Lara (Comi, ndr. ) a che punto stiamo? perché io la vedo sta sera, così gli faccio lo shampoo».

Gli risponde il direttore generale: «il 17 già liquidato, 21 gli ho fatto il contratto, però se questo si muove se no io col cazzo......» E Caianiello: «noi non avevamo detto che..eh! (...) ma tu gli hai detto che deve venire a trovarmi?» E l’altro: «Ma certo... (inc.le) ... che voleva parlare, raccontare, gli ho detto “va bene...”». Caianiello chiede: «Vabbè ma alla fine quanto ha preso questa?». Zingale risponde: «Per il momento 38, però se non mando i segnali...». E ancora Nino: «da quando abbiamo iniziato?» Zingale: «sì!». Nino: «basta! e quindi può arrivare ad un monte di 80!».

Zingale, secondo l’accusa riferendosi alla promessa di restituzione - a lui e a Caianiello - di una quota della cifra del contratto: «Sì però ti voglio dire una roba, se non c’è disponibilità, non becca un cazzo! io non ho visto niente...».Nino: «neanch’io!» Zingale rivolgendosi a Zaffra: «eh allora! Se non vediamo non vedrà più nemmeno lei! giusto Loris?». Dopo l’arresto di Caianeillo e Zingale, Comi aveva smentito immediatamente: «La mia società non ha nulla a che spartire con le consulenze sotto inchiesta e non ve ne è nessun’altra a me riconducibile». E Zingale ha spiegato al gip Raffaella Mascarino: «Non ho avuto alcun ritorno» in termini economici dai contratti di consulenza da 38 mila euro, assegnati non a una società di Lara Comi ma a una avvocatessa che la parlamentare europea di Forza Italia aveva «proposto per lanciare Afol in Europa». Due giorni fa l’avvocatessa ligure indicata dall’ex dg di Afol è stata sentita in Procura come teste.

 

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