Elezioni comunali Milano 2021, Albertini: destra litigiosa, salvo solo Salvini

L’ex sindaco: FdI puntava a intestare la sconfitta alla Lega, Lupi ha posto un veto su di me solo per la battuta sul "chierichetto affarista"

L’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini

L’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini

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Milano - Gabriele Albertini, ex sindaco, di Milano, partiamo dalla bassa affluenza alle Comunali (47,69%). Ci sono ragioni milanesi? L’emergenza Covid? Una campagna elettorale sottotono? Un candidato sindaco del centrodestra, Luca Bernardo, che non è riuscito a mobilitare il suo elettorato? "Le ragioni che ha elencato sono condivisibili. Con una premessa: di solito le elezioni comunali raccolgono sempre un’alta affluenza. Nel caso delle elezioni milanesi di domenica e lunedì ho l’impressione che l’elettorato assenteista sia stato soprattutto del centrodestra. Io stesso sono rimasto incerto se partire da Merano, dove mi trovavo, farmi 300 chilometri, andare a Milano per votare e poi tornare subito indietro". Alla fine cosa ha fatto? "Sono andato a Milano a votare. Ho votato Partito liberale europeo come lista e Bernardo come candidato sindaco. Ero tentato dal votare come candidato sindaco Giorgio Goggi, mio ex assessore che stimo molto, ma alla fine ho scelto Bernardo". Tornando al risultato di lunedì, al di là dell’affluenza, come si spiega una batosta del genere ai danni del centrodestra? "Le discordie interne. Ora Salvini dice che la scelta del candidato sindaco è stata fatta tardi. Sì, ma perché agli altri partiti della coalizione non andava bene niente. Sono stati vagliati sette o otto candidati. E anche quando hanno chiesto a me di candidarmi sindaco, prendendo atto dai sondaggi che ero il candidato con più probabilità di giocarsi la partita contro Sala, ho riscontrato critiche o freddezza. Un esempio? Riccardo De Corato di FdI ha espresso pubblicamente sostegno alla mia candidatura e poco dopo sono venuto a sapere che i dirigenti del suo partito l’hanno spellato vivo. Non tanto perché avessero obiezioni sul mio nome, ma perché dovevano mettere sul campo la loro forza negoziale nei confronti di Salvini. Ci sono stati anche altri casi". Quali? "Berlusconi, prima di dare il via libera al mio nome, ha voluto far fare sondaggi sulle Comunali. Quelli della Ghisleri, la sua sondaggista di fiducia, mi davano alla pari con Sala, quelli di Mannheimer vincente. Alla fine il leader di FI mi ha chiamato per comunicarmi il suo appoggio, ma ho riscontrato una certa freddezza nelle sue parole. Non è finita. Quando ho detto il secondo “no’’ alla candidatura, mi sono messo a disposizione: ero d’accordo con Salvini per candidarmi come vicesindaco per dare una mano a Bernardo. Ma ciò non è avvenuto per un veto, durante un vertice del centrodestra, da parte del leader di Noi con l’Italia Maurizio Lupi. Anche Ignazio La Russa di FdI, in precedenza, aveva detto che sarebbe stato meglio non oscurare la figura di Bernardo con un vice come me, molto più conosciuto del candidato sindaco. Ma il senso dell’operazione era proprio quello: aggiungere un quid di notorietà a chi doveva ancora conquistarla". Perché Lupi ha posto quell’ultimatum alla coalizione? "Prima di quel vertice, lo avevo definito “chierichetto affarista’’. Ma non era una dichiarazione pubblica. Certo, non era una battuta lodevole. Pure io mi sono autodefinito “vecchio leone sdentato e spelacchiato’’ oppure “amministratore di condominio’’. Invece Lupi, per una battuta, ha posto la questione a tutto il centrodestra: “O lui o io’’. Tutto ciò ha fatto emergere che i personalismi hanno creato un clima di scompiglio e di invidie. E lo si è poi visto anche in campagna elettorale, con la Meloni che non si presenta al lancio della candidatura di Bernardo e poi con la stessa la Meloni che arriva in ritardo alla conferenza stampa di chiusura della campagna e Salvini non la aspetta". Perché tutti questi incidenti? "Qualcuno ha pensato: intestiamo la sconfitta a Milano a Salvini e ce ne approfittiamo perché ha fallito nella sua città. La vera battaglia era su chi avrebbe preso più voti a Milano tra Lega e FdI. In questa situazione non c’è da stupirsi dell’alto astensionismo nel centrodestra. Oltretutto è stato quasi esclusivamente Salvini a fare delle iniziative con Bernardo sul territorio. FdI ha fatto poco. Il comizio della Meloni in Piazza Duomo con il candidato sindaco? Un caso isolato. Per quanto mi riguarda, Salvini è stato il più coerente, si è assunto la responsabilità della scelta finale ma fin dall’inizio è stato il bersaglio di scelte altrui che non erano orientate a vincere ma a intestargli la sconfitta. In questa vicenda delle Comunali milanesi, io salvo solo Salvini". Bernardo ha qualche responsabilità della sconfitta? "Dopo aver criticato i “giganti’’ – si fa per dire – cioè i leader politici che litigavano tra loro, non mi sento di dare addosso a Bernardo, che si è dato da fare e si è esposto, sapendo fin dall’inizio che partiva in salita. Salverei anche lui. Io ero disponibile a fargli da candidato vicesindaco. E mi sarei comunque impegnato al secondo turno, se ci fosse stato, per sostenerlo. È andata in maniera diversa".

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