Milano, 27 maggio 2014 - Strasburgo risponde picche a Mario Borghezio. E per l’europarlamentare della Lega nord si avvicina il processo per diffamazione aggravata e propaganda di idee fondate sull’odio etnico e razziale. Rom e sinti? «Non tutti i rom sono ladri ma molti ladri sono rom (...) una bella percentuale », aveva garantito Borghezio in un’intervista radiofonica un anno fa. E sul presidente della Camera Laura Boldrini, rea di aver ricevuto alcuni rappresentanti delle comunità rom e sinti italiane: «La giornata della demagogia e del fancazzismo, poi con contorno di festival dei ladri (...) quelle facce di c... che qualche presidente della Camera riceve...». E ancora: «Speriamo che non si portino via gli arredi alla Camera, perché lì è pieno di quadri di pregio, di soprammobili».

Appena querelato e denunciato per questi raffinati giudizi, indagato dalla Procura il coraggioso Borghezio aveva prontamente invocato l’immunità parlamentare europea. Ma qualche settimana fa, il Parlamento di Strasburgo lo ha certamente deluso. «Considerando che le dichiarazioni che sarebbero state fatte vanno al di là del tono che generalmente si riscontra nel dibattito politico - ha osservato la commissione giuridica a grande maggioranza - e che sono, inoltre, di natura profondamente inadeguata alla dignità del Parlamento e in contrasto con l’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (...) non è opportuno che l’immunità parlamentare copra siffatte dichiarazioni ».

Tipo: «Un saluto al popolo rom glielo mando con una certa tranquillità e con una certa preoccupazione perché non sono in casa». In conclusione, dunque, l’assemblea di Strasburgo ha deciso «di non difendere l’immunità e i privilegi di Mario Borghezio». Nei confronti del quale, perciò, il pm Piero Basilone ha già chiesto il rinvio a giudizio. Un anno fa, persino il gruppo parlamentare degli “euroscettici” Edf lo espulse dalle sue fila dopo che a un settimanale Borghezio aveva ribadito le sue illuminate idee sul ministro Cecile Kyenge e sul «governo del bonga bonga».