Milano, 9 aprile 2012 - Renzo Bossi si dimette dalla carica di consigliere regionale della Lombardia. Lo ha affermato lo stesso figlio del leader della Lega Nord, Umberto, in un'intervista al Tgcom 24. "In questo momento di difficoltà, senza che nessuno me l'abbia chiesto faccio un passo indietro e mi dimetto da consigliere regionale". Spiega nell'intervista 'il trota' cosi' come venne soprannominato proprio dal padre. "Spero che la magistratura possa dare delle risposte alle domande che oggi ci si pone". "Sono sereno - aggiunge Renzo Bossi - so cosa ho fatto e soprattutto cosa non ho fatto e non sono indagato. In consiglio regionale negli ultimi
mesi ci sono stati avvenimenti che hanno visto indagate alcune persone. Io non sono indagato, ma credo sia giusto e opportuno fare un passo indietro per il movimento". Per quanto riguarda le domissioni da segretario del padre Umberto, Bossi jr commenta: "E' stata una scelta difficile fatta per salvare il movimento e dare alle domande che tutti si pongono, le risposte che nel giro di poco tempo si avranno".
STEFANO GALLI - ''Ha chiesto di vedermi domani mattina al gruppo e mi dira' cosa intende fare'': Stefano Galli, il capogruppo della Lega Nord al Consiglio regionale della Lombardia, così ha commentato la notizia delle dimissioni di Renzo Bossi. Alla domanda se ritiene che le dimissioni siano una buona decisione ''e' soggettivo - ha risposto -. Ma forse significa che qualcosa di vero c'è''.
MATTEO SALVINI - ''Pare che Renzo Bossi si dimetta. Un vero peccato...'': lo ha appena scritto sulla sua pagina Facebook, Matteo Salvini.
L'AUTISTA DI RENZO BOSSI - "Non ce la faccio più, non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: e' denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilita'. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa piu' naturale del mondo. Adesso basta, sono una persona onesta, a questo gioco non ci voglio piu' stare". Lo dichiara al settimanale Oggi Alessandro Marmello, autista e bodyguard di Renzo Bossi.
Marmello racconta la sua versione dei fatti: ha lavorato come autista di Renzo Bossi per tre mesi nel 2009. "Il contratto a progetto era emesso dal Gruppo Lega Nord Padania Camera dei deputati e intestato all'allora capogruppo Roberto Cota, che oggi e' il governatore del Piemonte". All'epoca Renzo Bossi non aveva cariche ufficiali. Dall'aprile 2011 Marmello e' stato assunto dalla Lega, racconta, "con un contratto a tempo indeterminato emesso direttamente dalla Lega Nord Padania. E firmato dal tesoriere Belsito. Da quel momento avrei avuto disponibilita' di denaro contante per le spese relative al mio servizio. Ogni volta che avevo bisogno di soldi per fare benzina, oppure pagare eventuali spese per la manutenzione dell'auto, ma anche per pagare il ristorante quando ci trovavamo, spesso, fuori Milano, potevo andare direttamente all'ufficio cassa alla sede della Lega, in via Bellerio".
"Firmare un documento che non prevedeva giustificazioni particolari - continua Marmello - praticamente un foglio bianco, e ritirare ogni volta un massimo di 1.000 euro. Anche piu' volte al mese. Il fatto e' che questo denaro mi veniva dato come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo. E tra queste ricevute molte mi erano state date da Renzo per coprire sue spese personali". E continua: "La situazione stava diventando preoccupante e ho cominciato a chiedermi se davvero potevo usare il denaro della Lega per le spese personali di Renzo Bossi. L'ho fatto presente a Belsito, spiegandogli che avevo pensato addirittura di dimettermi. Lui non mi ha dato nessuna spiegazione chiara. Io stavo prelevando soldi che ufficialmente erano destinati alle spese per l'auto di servizio ed eventualmente per le mie esigenze di autista e invece mi trovavo a
passarne una parte a lui, per fare fronte anche ai suoi bisogni personali".
Marmello ha concluso: "Non so se lui avesse diritto a quei soldi: tanti o pochi che fossero, perche' dovevo ritirarli io? Ho cominciato ad avere paura di poter essere coinvolto in conti e in faccende che non mi riguardavano, addirittura di sperpero di denaro pubblico, dal momento che i soldi che prelevavo erano quelli che ritengo fossero ufficialmente destinati al partito per fare politica. Soldi pubblici. Certamente, almeno credo, non spendibili per accontentare le spese personali di Renzo Bossi".
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