Roma, 5 settembre 2011 - Il Pd sospende Filippo Penati dal partito: e’ questa la decisione presa dopo circa tre ore dalla commissione di Garanzia del Partito democratico presieduta da Luigi Berlinguer che si e’ riunita oggi a Roma. Con voto unanime.

Almeno fino "al completo e positivo chiarimento della propria posizione giudiziaria". L'ex capo della segreteria di Bersani è da considerarsi escluso dall'elenco degli iscritti del partito.

L'ex presidente della Provincia di Milano aveva già deciso di autosospendersi dal Partito Democratico a seguito del suo coinvolgimento nell'inchiesta del Tribunale di Monza sulle presunte tangenti intascate dall'ex sindaco di Sesto.

 

LA DELIBERA - "Filippo Penati, ai sensi dell’art.10 del Regolamento delle Commissioni di Garanzia, e’ sospeso dal Pd, fino al completo positivo chiarimento della propria posizione giudiziaria. Nelle more del procedimento si dispone l’ esclusione dall’elenco degli iscritti al partito".

 

LE REAZIONI -

FILIPPO PENATI - “Ho fatto tutti i passi indietro doverosi, necessari a scindere nettamente la mia vicenda da quella del Pd, compresa l’autosospensione e questo senza attendere la decisione del partito. Questo per potermi difendere meglio ed evitare problemi e imbarazzi al Pd stesso. Ribadisco che sono estraneo ai fatti che mi sono contestati e sono certo che il corso della giustizia lo dimostrerà”.

ENRICO LETTA - "Abbiamo dimostrato di essere un partito completamente diverso da come si muove il centrodestra". Il vicesegretario del Pd attacca il partito di Governo: "Noi cerchiamo il massimo della chiarezza e della trasparenza. Quando capita una situazione del genere si difende la magistratura, si rinuncia alla prescrizione. Dall'altra parte, quando capitano vicende di questo genere, si attacca la magistratura, si
cambiano le leggi per avere una prescrizione più facile e si viene promossi. La differenza credo che sia chiara".

LUIGI BERLINGUER - ''La sospensione e' una misura molto severa: Penati non puo' svolgere attivita' di partito''. Lo ha detto al termine della riunione della Commissione di garanzia il presidente Luigi Berlinguer ricordando che si tratta comunque di ''un atto temporaneo". "Non vogliamo eludere la magistratura, ma c'è assoluto bisogno di rigore".

ANTONIO DI PIETRO - "Io sono messo come Bersani, mi hanno scilipotato. La colpa ricade sempre sul segretario, quando anche Gesù Cristo in persona su 12 apostoli ne ha sbagliato uno". E il leader dell'Idv rilancia: "Allora per evitare questo serve che nel centrosinistra ci sia dia una regola: non candidare i condannati o chi ha avuto avvisi di garanzia. E serve cambiare la legge elettorale per far controllare il proprio deputato dai territori. Loro lo sanno prima di noi se è un criminale e quindi con le preferenze possono scegliere quelli onesti".

ROSY BINDI - "Una sospensione doverosa e inevitabile, anche se, va detto, lui si era già autosospeso. Ci auguriamo possa dimostrare la sua estraneità. Mentre nel nostro partito dobbiamo portare avanti una riflessione seria affinchè tutto ciò non accada mai più e affinchè si verifichi se si tratta solo di una responsabilità personale o di condizioni strutturali del partito che vanno cambiate. Il Pd che si candida a essere un'alternativa di governo per il paese lo deve essere prima di tutto dal punto di vista morale". La presidente del Pd Rosy Bindi poi mira il premier: "Berlusconi da tempo si sarebbe dovuto tirare fuori".

FABRIZIO CICCHITTO - "Quello che interessa sul piano politico - ha commentato il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto - non e' la demonizzazione di Penati, tentata da giustizialisti con la cattiva coscienza, ma l'esistenza di un sistema di potere degli eredi del Pci che da Sesto San Giovanni investe il quadro nazionale". E non manca la sciabolata: "Nel Pd vige la norma del giustizialismo ad personam, quando in realtà è l'intera area politica ad aver ereditato il potere politico-economico del Pci: solo un potente gruppo politico poteva mettere in piedi l'operazione Serravalle e infine il cospicuo investimento di Gavio nel tentativo di scalata dell'Unipol alla Bnl. I dirigenti non possono pensare di fare di Penati il solo capro espiatorio".

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