Milano, 4 agosto 2011 - «Per il Falck Village non ho eseguito alcun pagamento illecito, ma la scelta di Magni è stata una mia decisione derivante dalla precisazione di Di Leva che se mi fossi avvalso della sua collaborazione le cose sarebbero andate nel verso giusto». A parlare il 16 febbraio con i pm di Monza Macchia e Mapelli è Piero Di Caterina, l’imprenditore sestese indagato per corruzione insieme all’assessore sestese all’Edilizia privata Pasqualino Di Leva, alla responsabile dello Sportello unico delle attività produttive Nicoletta Sostaro e all’architetto Marco Magni. Il Falck Village è l’albergo a 4 stelle sorto al posto dell’ex circolo operaio nel Villaggio Falck.


«Io non ho constatato una particolare capacità di Magni nella progettazione dell’albergo — continua Di Caterina — Tant’è vero che ho dovuto fare correggere tutto il progetto esecutivo di sistemazione interna e impiantistica, in particolare anche sulle soluzioni tecnologiche e di illuminazione scelte da Magni. Il dato certo, comunque, è che rispetto al progetto dei professionisti precedenti a Magni il numero delle camere passò da 48 a 62».

 


Nel 2007 i rapporti tra Di Caterina e il Comune subiscono un’interruzione per la vicenda dell’ingresso in campo di Giuseppe Grossi e Giovanni Camozzi a fianco di Luigi Zunino per la riqualificazione dell’area Falck, che prima scelgono Di Caterina come interlocutore con Di Leva facendolo alterare per poi escludere l’imprenditore e trattare direttamente con l’assessore.


«Dopo la rottura del 2007 con Di Leva la pratica si raffreddò — continua Di Caterina nel verbale — La Sostaro pose ulteriori problemi, ma alla fine del 2008 si riuscì a completare l’intervento con il passaggio da 62 a 80 camere, a fronte della costruzione di una casa di quartiere a beneficio del Comune su un’area restituita allo stesso e a fronte di un aumento del canone di concessione.

 

Nel 2007 affiancai a Magni gli architetti Corengia e Barili, ex collaboratori dello stesso Magni (sentiti come testimoni nell’inchiesta, ndr) e dei quali apprezzavo la competenza. La cosa indispettì sia la Sostaro che Magni. Io ho pagato nel Natale 2009 la somma di 5mila euro alla Sostaro per riequilibrare la mia posizione rispetto allo Sportello unico delle attività produttive dove i miei architetti avevano un difficile accesso, mentre Magni aveva un accesso privilegiato. Ma la situazione di difficoltà rimase finché venne definita la revisione della concessione». Una revisione portata dal sindaco Giorgio Oldrini come prova della legalità dell’intervento edilizio.