Milano, 30 gennaio 2011 - «Le dimessioni sarebbero un’ammissione di colpevolezza». La consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti, indagata per favoreggiamento della prostituzione nel Rubygate, non fa un passo indietro. E fa sapere che martedì si presenterà in Procura per rispondere alle domande dei pm. «Un gesto di correttezza e di trasparenza che le deve essere riconosciuto» il commento del governatore Roberto Formigoni. Che prende ancora una volta le parti dell’ex igienista dentale del San Raffaele: «Lo ripeto ormai da quindici giorni - ha detto ieri il numero uno del Pirellone - lasciamo che i giudici lavorino. In questi giorni abbiamo sentito gli argomenti dell’accusa, tra qualche tempo potremo ascoltare quelli della difesa». E ancora: «Ricordo a tutti le vicende giudiziarie che coinvolsero l’ex governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco: fu arrestato, si era parlato di prove schiaccianti, ma alla fine sembra che le cose stiano diversamente».

 

Secca la replica Filippo Penati, vicepresidente dell’assemblea lombarda: «La difesa della Minetti da parte di Formigoni - attacca in una nota l’esponente del Partito democratico - rischia il ridicolo e umilia il Consiglio». Secondo Penati, infatti, il governatore «vuole far credere che il fatto che (la Minetti, ndr) si presenterà alla Procura di Milano è segno di trasparenza e non un semplice atto dovuto». Intanto, continua la raccolta firme per chiedere le dimissioni della Minetti, lanciata una settimana fa dalla consigliera di zona 6, Sara Giudice: ieri, la petizione on line ha superato le ottomila adesioni. «C’è una ragazza che sta assumendo degli atteggiamenti che probabilmente hanno delle ragioni di fondo - ha detto ieri il coordinatore nazionale del partito, Ignazio La Russa - ma che in un contesto più organizzato possono essere indirizzate più verso l’interno che verso l’esterno». Contesto che dovrà essere creato dai nuovi responsabili regionali del Pdl: «Non conosco Sara Giudice - ha chiosato il ministro della Difesa - ma credo che queste cose possono avvenire se non c’è all’interno la possibilità di avere più colloquio. È un compito che spetta ai nuovi coordinatori: diamo loro un po’ di tempo anche per questo».