Final Four Eurolega, Dino Meneghin spinge Milano: "Può fare l'impresa"

Il pivot delle ultime vittorie europee dell'Olimpia, a fine anni '80: "La condizione fisica conta relativamente, si gioca di nervi. Saranno le piccole cose a fare la differenza"

Dino Meneghin festeggia la Coppa dei Campioni del 1988, l'ultima dell'Olimpia

Dino Meneghin festeggia la Coppa dei Campioni del 1988, l'ultima dell'Olimpia

Milano - L'avventura dell'Olimpia Milano alla Final Four di Eurolega inizia affrontando la corazzata Barcellona, prima in classifica in regular season. Servirà un'impresa per avanzare alla finalissima, ma i biancorossi hanno l'esperienza in tanti veterani per poter uscire dalle forche caudine catalane anche con un successo. Proprio come successe sul finire degli anni '80 a quello storico gruppo marchiato Tracer che portò due volte l'Olimpia sul tetto d'Europa (Losanna 1987 e Gand 1988). Si parla di impresa e non può che venire in mente il nome di Dino Meneghin che di Coppe Campioni, tra Milano e Varese ne ha vinte 7. Vero simbolo della Milano guerriera che seppe riportare il titolo europeo in città. Cosa ricorda di quell'attesa prima delle finali? “C'è tensione, sai che il risultato conta davvero. E poi sono partite secche e non c'è possibilità di rimediare. In questo caso, in realtà, anche la semifinale è come se fosse una finale secca. Se perdi sei fuori. Dunque la concentrazione aumenta sui dettagli, c'è tutto un lavoro certosino nella preparazione della gara. La condizione fisica conta relativamente, si gioca di nervi. Saranno le piccole cose a fare la differenza. Ovvio che la tensione deve essere positiva, non si deve trasformare in paura. Si mette in discussione il lavoro di un anno, ma c'è anche la consapevolezza che se quella partita la stai giocando vuol dire che qualcosa di buono in realtà lo hai fatto”. Come affrontare una partita secca? “Rispettare tutti, ma non aver paura di nessuno. C'è bisogno di fiducia del lavoro svolto fino adesso, sentirsi forti. Consapevolezza di essere una buona squadra. Poi in queste occasioni ci si consiglia ancora di più tra giocatori, si diventa ancora di più un vero gruppo”. In tanti hanno paragonato Kyle Hines a lei, in cosa si rivede in lui? “Intanto gli invidio tantissimo l'atletismo e l'elevazione che ha (ride Meneghin, ndr). Di lui mi piace l'atteggiamento in campo, è molto sicuro di se stesso ed è un giocatore completo. Stiamo scoprendo che sa portare anche palla. E' uno che non pretende nulla, mette il proprio lavoro al servizio della squadra, rende oro quello che gli capita intorno. Questo suo atteggiamento è la sua forza, ma è anche una forza per la squadra perché infonde tranquillità a tutti i compagni” Cosa le piace di più e cosa meno di questa Olimpia? “Quando aumentano la pressione difensiva e quando la palla in attacco gira velocemente sono davvero forti. Se la palla si muove è difficile che non arrivi un tiro facile. Forse è mancata un po' la continuità di gioco anche nell'arco della stessa gara. Certe volte vanno a +15, ma non chiudono la gara rendendosi la vita più complicata. Ecco, per vincere queste Final Four bisognerà azzerare i cali all'interno dei 40 minuti”. C'è qualcosa di questa squadra che le ricorda la vostra degli anni '80? “L'unione del gruppo mi piace molto e penso che sia stato il cambio di passo che la squadra ha fatto nella seconda parte di stagione. Non vedo più musi lunghi quando ci sono i cambi, tutti vanno nella stessa direzione. Mi piace molto il motto che ha voluto Messina al suo arrivo: Insieme. Semplice, ma efficacie”. Come ritrovare il setup giusto per il campionato dopo un evento così intenso. come facevate? “E' decisamente complesso perché partite di questo tipo ti prosciugano mentalmente ancor più che fisicamente. Ai tempi anche delle finali secche la cosa difficile era rituffarsi subito nel campionato, però almeno era nei momenti diversi rispetto ad adesso. Ora è addirittura in mezzo alle semifinali. Quest'anno sappiamo che ci sono stati molti problemi con il calendario, però spero che in futuro si possa trovare una collocazione migliore, so che è complicato, ma ne godrebbe anche lo spettacolo. Messina dovrà essere un mago alla ripartenza”.  

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