'No Expo', guerriglia a Milano. Arresti convalidati, i cinque restano in carcere

Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere dopo l'interrogatorio di convalida. Sono tre uomini e due donne, già detenuti a San Vittore da due giorni e accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall'uso di armi improprie e dal numero di persone. Al vaglio tutte le immagini delle telecamere. Maroni e Pisapia annunciano misure per risarcire i danni ai cittadini colpiti FOTO - Il corteo No Expo / Le prime tensioni / Vetrine imbrattate /Tensioni con la polizia / Auto e negozi in fiamme / Devastazioni in città / I milanesi ripuliscono la città / Materiale sequestrato durante il corteo VIDEO - La guerriglia / I danni

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Milano, 4 maggio 2015 - Sono stati convalidati gli arresti dei cinque fermati durante la guerriglia a Milano dell'1° maggio. Il gip Donatella banci Buonamici, dopo l'interrogatorio, ha disposto la misura cautelare in carcere per i tre uomini e due donne sorpresi in flagranza venerdì scorso, giorno dell'apertura dell'Expo. Le cinque udienze di convalida hanno preso il via dalle 11 nel carcere milanese di San Vittore. Qui gli arrestati, accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall'uso di armi improprie (mazze ferrate, bastoni e pietre) e dal numero di persone, sono detenuti già da due giorni. Negli atti, la polizia ha evidenziato come i cinque avrebbero fatto parte del "gruppo" di black bloc che si è staccato dal corteo per opporsi alle forze dell'ordine, rovesciando bidoni della spazzatura incendiati e lanciando bottiglie e bastoni. Tra loro ci sono una donna di 42 anni, H.P. di origine tedesca ma residente a Milano, con precedenti per furto e droga, un'altra donna di 33 anni, Anita, milanese e con un precedente per resistenza a pubblico ufficiale, un giovane di 23 anni, J.P. di Rozzano (Milano) che lavora come commesso e non ha precedenti. E poi M.L., lodigiano di 27 anni e un uomo di 32 anni che vive ad Alessandria, entrambi incensurati. Nella richiesta di convalida degli arresti il pm Piero Basilone aveva scritto che quella messa in atto da alcuni manifestanti è stata una "violenza collettiva contro le forze dell'ordine". 

LA PROCURA - Nell'atto con cui la Procura ha chiesto il carcere per gli arrestati, da quanto si è saputo, si evidenzia la differenza tra la resistenza 'classica' di un uomo che si oppone all'intervento delle forze dell'ordine per non farsi identificare o per fuggire e quella che avrebbero messo in atto i cinque, i quali avrebbero aggredito gli agenti con lancio di pietre e l'uso di bastoni. In un caso sarebbe stato lanciato anche un intero blocco di cemento 10 per 15 cm che ha "sfiorato" il casco di un agente in servizio. Si è trattato, dunque, secondo la Procura, di una vera e propria azione violenta e aggressiva contro le forze dell'ordine, inserita in un contesto di «violenza collettiva». Nei verbali d'arresto, poi, vengono specificate le singole condotte di resistenza attribuite agli arrestati che, si specifica, hanno agito in un «contesto di devastazione collettiva» con «attività violente e pericolose» mettendo a rischio anche «l'incolumità dei cittadini» presenti nelle strade, teatro della guerriglia urbana. È l'ipotesi della Procura di Milano nella richiesta di carcere accolta dal gip. Si fanno cenni inoltre al danneggiamento dell'arredo urbano, anche se questa parte di indagine dovrà essere approfondita, anche grazie all'analisi dei filmati, e potrebbe portare a ipotizzare il reato di devastazione nei confronti degli arrestati e di altri soggetti. 

ACCUSE RESPINTE - "Il mio assistito ha risposto alle domande del gip, spiegando di non aver partecipato agli scontri e che si dissocia da qualsiasi forma di violenza": lo ha detto l'avvocato Filippo Caccamo, difensore di una delle cinque persone arrestate venerdì scorso durante il corteo No Expo a Milano. L'avvocato assiste M.L., 27enne di Lodi, che non ha precedenti. Il giovane è stato il primo ad essere interrogato dal gip. Il suo legale ha chiesto gli arresti domiciliari.  

"Non mi interesso di politica, non ho mai frequentato centri sociali o gruppi antagonisti". E' questa la dichiarazione del 23enne J.P.  Il giovane, commesso in un negozio di calzature, risiede a Rozzano e sul curriculum penale ha una denuncia per aver tracciato una tag su una pensilina lo scorso agosto. Secondo quanto spiegato dall'avvocato Loris Panfili dopo l'udienza, ha detto al gip di aver scelto di "partecipare alla manifestazione del primo maggio, contro il precariato contro Expo" e di essersi trovato "nel mezzo degli scontri provocati da altre persone". Nel suo zaino la polizia ha trovato una mascherina e il 23enne ha sostenuto che "serviva solo per riparare dallo smog circolando in bicicletta". Secondo il suo difensore, "la sua identificazione come uno dei partecipanti agli scontri non è certa e per questo abbiamo chiesto la scarcerazione".  Il 23enne è accusato in particolare di aver “rovesciato un bidone dell’immondizia in fiamme in zona Pagano e di aver lanciato una bottiglia vuota contro le forze dell’ordine”.

Ha respinto le accuse anche H. P., la 42enne nata in Germania ma milanese, comparsa davanti al gip Donatella Banci Buonamici dopo l'arresto per resistenza aggravata a pubblico ufficiale in seguito alla manifestazione No Expo. La polizia le contesta, in particolare, di aver impugnato dei bastoni, ma la donna, una precaria che lavora come cameriera part time, ha negato. Secondo il difensore, l'avvocato Paolo Antiminiani, la 42enne ha spiegato al gip di aver "partecipato al corteo con amici, di averli persi di vista e di averli cercati". È stata arrestata nella zona di via Mario Pagano, alla fine della manifestazione, ma "era a volto scoperto". H P. ha precedenti per furto e droga anteriori al 1998. Ha sostenuto di "non essere un'attivista dei centri sociali, di essere andata solo a qualche concerto". Il gip si è riservato sulla richiesta di convalida e di custodia cautelare in carcere avanzate dal pm Piero Basilone, il legale ha chiesto la scarcerazione, sottolineando che a carico della sua assistita non ci sono fotografie o filmati che ne attestino la partecipazione agli scontri.

IL POOL - All'interrogatorio, insieme al gip Buonamici, ha partecipato anche Maurizio Romanelli, il procuratore aggiunto a capo del pool di magistrati titolari delle inchieste su terrorismo ed eversione. E' lui che coordina le indagini condotte dagli agenti della Digos e dai militari dei carabinieri che in queste ore sono al lavoro nel tentativo di dare, attraverso l'analisi di filmati e fotografie degli scontri e la comparazione delle varie testimonianze, un nome e un cognome ai black bloc che hanno devastato il centro di Milano. Assente, invece, il pm Piero Basilone, impegnato questa mattina con un'altra udienza.

BLITZ A GENOVA, ARRESTATI NEGANO - "Non sono mai stato a Milano e tantomeno ho partecipato alle devastazioni il giorno dell'apertura dell'Expo. Sono a Genova da una settimana e sono venuto a trovare il mio amico P.B. che studia qui". L.R.G., 24 anni, uno dei cinque presunti black bloc francesi arrestati sabato notte dalla polizia per aver danneggiato alcune auto nel centro storico di Genova, ha negato di aver partecipato ai disordini di Milano. "Non mi sono mai allontanato dalla Liguria - ha spiegato al suo legale Rinaldo Romanelli - e non ho partecipato ad alcuna manifestazione". Stessa linea difensiva anche da parte di P.B., 24 anni. Al suo legale ha detto di non essere mai stato in Lombardia e di non aver "mai fatto nulla di male". "Sono qui da sei mesi a seguire il corso di studi Erasmus e non ho preso parte ad alcuni disordini". I due si trovano nel carcere di Marassi.  Invece, R.H.E. era già stato denunciato nel luglio del 2012 dai carabinieri di Bardonecchia dopo aver partecipato a proteste No Tav in Val di Susa. Nei suoi confronti il prefetto di Torino aveva anche disposto l'allontanamento dal territorio nazionale per "motivi imperativi di pubblica sicurezza" con divieto di reingresso fino al 23 luglio del 2017. A carico del giovane  e di altridue  presunti black bloc arrestati nel capoluogo ligure, C.G. e L.G, le autorità francesi avevano inoltre inserito nella banca dati di Shengen una nota di riservata vigilanza.

DENUNCIATO SOSPETTO BLACK BLOC A BOLOGNA - Era in viaggio in auto in direzione di Milano la vigilia del primo maggio e all'interno di due zaini trasportava tre caschi da motociclista, un paio di guanti, uno scaldacollo e una felpa con cappuccio neri, una bomboletta spray nera, nastro bianco e rosso e un volantino sull' ExpoIl sospetto 'black bloc' è un 33enne di Fano e il materiale è stato scoperto e sequestrato a bordo di una Fiat Punto dalla Polizia Stradale. L'auto è stata fermata verso le 19.30 del 30 aprile nel tratto bolognese dell'A14, nei pressi del casello 'Bologna Fiera'. La vettura aveva i fari spenti e gli agenti hanno deciso di controllarla. L'uomo aveva precedenti di ordine pubblico e così si è deciso di perquisirlo e di controllare gli zaini. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha ipotizzato nei confronti del 33enne la violazione dell'articolo 5 della legge 'Reale' sull'ordine pubblico, in particolare il tentato travisamento per partecipare a manifestazioni pubbliche in concorso con ignoti. È la prima volta che nel territorio bolognese questo reato viene contestato come tentativo, nell' ipotesi che stesse raggiungendo Milano per partecipare ai cortei dei ' No Expò del giorno dopo. L'idea è di farlo anche in futuro, per prevenire e procedere a sequestri prima delle manifestazioni. "La Polizia stradale ha avuto un felice intuito e la capacità di comprendere immediatamente la situazione", ha detto il procuratore aggiunto Valter Giovannini. 

AL VAGLIO IMMAGINI TELECAMERE - Come preannunciato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli dopo il corteo No Expo sarà aperto con l'ipotesi principale di devastazione il fascicolo d'inchiesta sulla guerriglia avvenuta durante la manifestazione del primo maggio. L'inchiesta riunirà le posizioni di tutti i denunciati a piede libero, una quarantina per il momento, e di tutti gli arrestati sia nel corso degli interventi di prevenzione della polizia, due; sia dopo il corteo, 7, con le accuse a vario titolo di danneggiamento, detenzione di materiale esplodente, porto di armi improprie, resistenza aggravata a pubblico ufficiale. La polizia ha cominciato ad analizzare tutte le immagini riprese durante il corteo da parte delle forze dell'ordine, dei media e dei cittadini con l'obiettivo di identificare quante più persone possibili che hanno partecipato alla devastazione della città e in particolare all'aggressione a bastonate al dirigente del commissariato di Quarto Oggiaro e chi ha lanciato la molotov che ha colpito un altro agente che ha preso fuoco. Gli inquirenti hanno pertanto sequestrato anche tutti i vestiti, bastoni, maschere, guanti abbandonati dai black bloc in via Guido D'Arezzo coperti dai fumogeni, per sventare l'identificazione.

MARONI "PROPOSTA RISARCIMERNTO DANNI" - Nel frattempo, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni ha fatto sapere che porterà "venerdì prossimo in Giunta una proposta di risarcimento danni contro le devastazioni ai cittadini". E ha spiegato che "sarà come una class action regionale, stiamo studiando il meccanismo giuridico ma in sostanza la Regione si sostituisce ai cittadini nel chiedere il rimborso dei danni".  Maroni ha spiegato che la Regione anticiperà i danni subiti dai cittadini e poi si rivarrà "su tutti coloro i quali saranno stati identificati dalla magistratura, su chi ha fatto queste distruzioni". Alla domanda se intende agire contro i centri sociali, Maroni ha replicato: "Stiamo ancora studiando il meccanismo giuridico per agire".

PISAPIA - «Daremo un contributo che darà il senso di solidarietà di tutta la città a chi ha avuto dei danni». Lo ha ribadito il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, parlando all'aula del Consiglio comunale. Pisapia, sollecitato dalle minoranze di centrodestra, ha preso la parola ricordando che la sera stessa dei disordini «il sindaco è andato alla Scala solo per l'inno e poi ha avuto una riunione con gli assessori dove abbiamo deciso che avremmo dato un contributo economico significativo che valuteremo in base all'accertamento dei danni». La decisione, ha spiegato, è parte di un «percorso» fatto con la Regione Lombardia che ha già annunciato un fondo per i risarcimenti di oltre un milione di euro

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